Antonio Albanese si guadagna la regia del "Rigoletto" di Giuseppe Verdi.

Quest’estate all’Arena di Verona andrà in scena la nuova produzione del "Rigoletto" di Antonio Albanese. Quattro sono le date, ognuna della quali ospiterà un cast differente.

Antonio Albanese si guadagna la regia del "Rigoletto" di Giuseppe Verdi.
Antonio Albanese
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22 Febbraio 2023 - 15.32


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In occasione del centesimo anniversario delle stagioni dell’Arena di Verona Antonio Albanese, l’artista poliedrico italiano che si è fatto conoscere al pubblico come attore, regista, scrittore e doppiatore, curerà la regia del Rigoletto di Giuseppe Verdi, affiancato dal direttore Marco Armiliato.

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Cecilia Gasdia, sovrintendente e direttore artistico dell’Arena di Verona annuncia che questa stagione avrà un carattere speciale: per l’anniversario a tre cifre si conteranno 49 serate dal 16 giugno al 9 settembre, comprendenti 8 titoli d’opera (Aida, Carmen, Il Barbiere di Siviglia, Rigoletto, La Traviata, Nabucco, Tosca e Madama Butterfly) e 5 eventi speciali, con Roberto Bolle, Juan Diego Florez, Placido Domingo, Jonas Kaufmann. Infine, il 31 agosto l’orchestra e il Coro del Teatro alla Scala saranno ospiti e diretti dal maestro Riccardo Chailly.

Antonio Albanese entra per la prima volta all’Arena di Verona da regista grazie alle sue esperienze passate per le quali è stato regista, in particolare alla Scala, al Lirico di Cagliari, al Petruzzelli e al Filarmonico di Verona. L’Arena simboleggia uno passo ulteriore per la carriera da regista di Albanese in quanto essa rappresenta uno dei più prestigiosi luoghi di espressione artistica italiana e internazionale.

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Insieme all’autore delle scene, Juan Guillermo Nova – ha dichiarato Albanese – abbiamo ambientato questo Rigoletto nel Polesine dei primi anni ’50, parte di quella pianura rurale in cui Verdi nacque, divenuta poi luogo d’elezione del grande cinema italiano, da Fellini a Pupi Avati. Ma questo non cambia il rapporto di profondo rispetto che avrò dell’opera di Verdi e della vicenda che vi si racconta. Per intenderci: Rigoletto avrà la gobba e il Duca non morirà. Rispetterò al 100% quest’opera totale, impetuosa per i tanti sentimenti che in essa Verdi esprime, dall’amore al tradimento“. Albanese quindi non userà la sua regia per rovesciare la narrazione, bensì la preserverà della sua originalità nei personaggi e nei sentimenti, omaggiando però il cinema neorealista del Dopoguerra, epoca in cui convivono ferite profonde e sentimenti di rinascita.

Come ogni drammaturgia, il Rigoletto narra una storia d’amore, in questo caso fra Gilda, figlia del buffone di Corte Rigoletto, e il Duca di Mantova. Il loro amore sfida l’ordine sociale, ma questa passione è destinata a finire in quanto Rigoletto, venuto a conoscenza della relazione, accecato dalla rabbia ordina al sicario Sparafucile l’uccisione del Duca. Il finale della storia suppone un assassinio, ma a morire non sarà il Duca, bensì Gilda, che si sacrifica per lui.

«È un vero onore per me occuparmi del buffone di corte più drammatico. – ha detto il regista – Considero Rigoletto un’opera impetuosa capace di esaltare passione e amore, vendetta e potere. Animare e incastonare questo capolavoro all’interno dell’Arena di Verona, per di più per i cento anni di questo spazio unico al mondo, mi rende felice. Cercherò di esaltare questa storia struggente, impegnandomi con autentica devozione e passione, promettendomi e promettendo di non impossessarmi dell’opera.»

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L’opera verrà messa in scena quattro volte, precisamente 1, 7, 20 luglio e 4 agosto, e vedrà alternarsi quattro baritoni professionisti quali Roman Burdenko, Ludovic Tezier, Luca Salsi e Amartuvshin Enkhbat. Nelle prime due serate il Duca di Mantova sarà il tenore azero Yusif Eyvazov alternandosi, in una data ciascuno, a Juan Diego Florez e Piotr Beczala. Sparafucile sarà impersonato dal basso Gianluca Buratto mentre la giovane mezzosoprano Valeria Girardello interpreterà Maddalena, che nell’opera partecipa all’assassinio del Duca, ma se ne innamora.

La scenografia principale mostrerà una grande casa colonica, che mette in risalto il potere del proprietario che la detiene, ricordando la maestosità dei nobili del ‘500. È solo nell’ultimo atto che la scenografia cambia: la casa colonica dovrebbe retrocedere per lasciare posto a un luogo simile alle acque del fiume, dove si compie la tragedia con la morte di Gilda.

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