L’eros e il pathos del Pilentum: il carro della sposa di Pompei è finalmente ricostruito

Un’opera magistrale che, per la prima volta al mondo, ha portato alla ricostruzione del carro della sposa: una fotografia tridimensionale dell’antichità datata duemila anni

L’eros e il pathos del Pilentum: il carro della sposa di Pompei è finalmente ricostruito
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3 Maggio 2023 - 16.44


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In esclusiva ANSA è stato documentato il risultato finale della ricostruzione senza precedenti di un artefatto che ha più di duemila anni di vita: il carro della sposa, ritrovato nel 2021 a Pompei, nel portico della villa di Civita Giuliana. Dopo l’impegno per completare tutti i delicati passaggi del restauro, il team guidato da Emiliano Africano ci riporta ora davanti agli occhi un oggetto stupefacente e unico.

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Un lavoro straordinario che recupera un manufatto unico al mondo” sottolinea Massimo Osanna, il Direttore Generale dei musei del Mic che lo ha voluto, in prima assoluta, per “L’istante e l’eternità”, la mostra in programma dal 4 maggio al 30 luglio a Roma alle Terme di Diocleziano.  “Una perla che dimostra l’unicità del nostro patrimonio – applaude il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, sottolineando che il restauro “è anche il coronamento di uno sforzo che ha visto operare insieme parco archeologico di Pompei, Procura della Repubblica di Torre Annunziaa e Carabinieri del comando per la tutela del patrimonio culturale“.

Per la prima volta al mondo un artefatto di simile morfologia è stato ricostruito dopo il restauro, ma questa non è la sola unicità nella storia del carro della sposa: sfuggito per un soffio ai tombaroli, che lo cercavano già da anni insieme agli altri tesori della lussuosa villa alle porte di Pompei, il carro aveva un nome specifico. I romani lo chiamavano pilentum, un tipo di carro cerimoniale utilizzato in rare occasioni e di cui sono stati rinvenuti pochissimi esemplari: esso era famoso perché ospitava ai lati immagini di mosaici e bassorilievi, accompagnate dai racconti dei grandi classici come Livio, Virgilio e Claudiano; il carro rappresentava, e rappresenta, un inno all’eros e al pathos femminile.

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La giornalista dell’ANSA Silvia Lambertucci e il fotografo Claudio Peri hanno mostrato in anteprima la ricostruzione dell’artefatto assieme a Osanna, che nel video ne indica ogni particolare e dettaglio affermando che questo è un veicolo rilucente di bronzi e di argenti, fatto per stupire e incantare. Prosegue poi il Direttore Generale dicendo che “E’ incredibile come Pompei abbia questa particolarità di fermare l’attimo“, perché a dispetto degli inevitabili interventi moderni -il legno ricostruito e gli elementi in plexiglass per indicare le parti mancanti- quello che ci troviamo davanti è a tutti gli effetti una macchina di duemila anni fa, meravigliosa, complessa e delicatissima. I cerchioni di ferro che accompagnavano le ruote, un tempo in legno di faggio, sono stati risparmiati nonostante l’eruzione e i millenni passati. Anche i tronconi dei mozzi in legno sono stati tenuti in vita grazie al fenomeno della mineralizzazione, insieme al lungo perno in ferro che garantiva il movimento delle ruote anteriori ancora lì a rendere possibile lo sterzo. Una fotografia tridimensionale dell’antichità, disponibile adesso per essere ammirata da vicino.

Arrivando ad ammirare il cassone di legno dipinto -stretto se immaginato per una ragazza di oggi- si palesa l’opera d’arte: letteralmente tappezzato di metalli lucenti, grandi e piccoli medaglioni con scene erotiche anche molto crude, amorini, figurine femminili, una miriade di raffinate e a volte microscopiche decorazioni sparse ovunque, dallo sfondo in bronzo alle pigne che rifinivano i terminali dei mozzi. Il tempo non ha risparmiato la spalliera della seduta, di cui oggi rimane solo lo scheletro, ma possiamo facilmente immaginarla ricoperta di cuoio e decorata con cuscini morbidi per accogliere la sposa e chi la accompagnava. “Chi sa forse la madre“, ipotizza Osanna facendo notare che il sedile sembra fatto per due persone. Questo capolavoro di raffinatezza artigianale è decorato nei minimi dettagli.

Osanna racconta che anni fa, in Grecia, è stato fatto un ritrovamento simile in una tomba di una famiglia alle vette della scala sociale: “In quel caso però si decise di lasciarlo nel tumulo senza restaurarlo né rimontarlo”Anche questo rende straordinaria l’operazione del parco di Pompei: è la prima volta al mondo che un pilentum viene ricostruito e studiato. I restauri che hanno reso leggibili i decori riportando alla luce centinaia di particolari, confermano il legame di questo carro con il mondo femminile e con le nozze. “Ora bisogna lavorare sull’iconografia dei medaglioni“, anticipa Osanna, e poi “sul sistema di movimento del carro“. 

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Ludovica Alesse Paola Sabbatucci, le restauratrici del parco di Pompei, supervisionano attente i lavori di assemblaggio. “Eravamo lì quando il carro veniva fuori, impresse nella cinerite erano ancora evidenti le tracce delle corde, delle stoffe, dei legni”, raccontano. Tutte cose che il tempo ha dissolto, come l’impronta delle due spighe di grano lasciata sulla seduta.

Gli scavi proseguono, come anche gli studi: non lontano dal sito del carro sono stati infatti ritrovati anche i resti dei cavalli. Non è chiaro se la sposa destinata al carro abbia effettivamente vissuto il suo giorno di festa; forse, però, gli studi sul carro potranno darci una risposta.

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