“Ogni pensiero vola”: un'esplorazione profonda della salute mentale giovanile

Il documentario di Alice Ambrogi sfida i pregiudizi sociali e illumina l'intima realtà dei disturbi psichiatrici, attraverso storie di fragilità e resilienza.

Ogni pensiero vola - Docufilm
Ogni pensiero vola - Docufilm 2024 di Alice Ambrogi
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18 Ottobre 2024 - 16.01


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Nel panorama cinematografico italiano, si appresta a fare il suo debutto “Ogni pensiero vola”, docufilm diretto dalla giovane e promettente Alice Ambrogi, con la sua esplorazione sensibile e penetrante del delicato tema della salute mentale giovanile. L’opera sarà presentata in anteprima il 21 ottobre nella sezione Panorama Italia del prestigioso festival Alice nella Città, una cornice ideale per dare voce a un’opera che si distingue per l’acume con cui affronta questioni complesse, proponendosi non solo come documento visivo, ma come spazio riflessivo per il pubblico.

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Il film segue con un approccio documentale empatico e partecipato le vicende esistenziali di sei giovani (Alessandra, Melissa, Martina, Ash, Aki e Andrea), frequentatori del centro diurno dell’ASL Roma 1, struttura di supporto psichico per adolescenti e giovani adulti affetti da disturbi psichiatrici. La regista compie un atto di immersione profonda nelle loro vite, svelando con maestria l’intreccio di vulnerabilità e resistenza che caratterizza le loro esperienze, dipingendo un microcosmo di sofferenza e speranza che non si limita alla semplice narrazione, ma mira a sovvertire i pregiudizi che avvolgono la malattia mentale.

Con una direzione misurata, che non indulge mai nel patetico né nell’estetizzazione del dolore, Ambrogi sfida apertamente i tabù ancora radicati nella società contemporanea, creando un’opera che invita alla riflessione senza offrire soluzioni consolatorie o superficiali. Il docufilm, infatti, non si presenta come un’analisi lineare del disagio, ma come un mosaico di vite che si intrecciano nel comune desiderio di essere comprese, accolte e non giudicate. Ogni storia viene trattata con rispetto e pudore, evitando ogni facile stereotipo e lasciando emergere la complessità intrinseca di ogni individuo ritratto.

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La componente musicale, firmata da Ethan Torchio, batterista dei Måneskin, arricchisce la narrazione con un contributo artistico che non si limita a un accompagnamento sonoro, ma dialoga profondamente con il tessuto emotivo del documentario. Le composizioni di Torchio riescono a tradurre in musica quelle tensioni interiori, quei silenzi pesanti e quegli stati d’animo che il solo linguaggio verbale fatica a esprimere. L’alchimia che si crea tra suono e immagine conferisce ulteriore profondità a un’opera che già di per sé tocca le corde più intime dell’essere umano.

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