Horror, il filone che non muore mai : successo in sala e legittimazione d’autore

Il terrore è il protagonista di quest’ estate nelle sale italiane con incassi da record e riconoscimenti internazionali, affermandosi come uno dei pochi generi che conquista pubblico e critica.

Horror, il filone che non muore mai : successo in sala e legittimazione d’autore
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5 Settembre 2025 - 18.28


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Negli ultimi anni l’horror si è affermato come uno dei pochi generi capaci di attirare ancora il pubblico in sala. Un risultato significativo in un contesto cinematografico sempre più minacciato dalle piattaforme di streaming e, soprattutto, segnato da una cronica mancanza di idee originali, che spesso spinge le case di produzione a puntare su reboot e sequel pur di non rischiare perdite economiche. Il terrore e la paura riescono a coinvolgere un pubblico eterogeneo, attraversando diverse fasce di età e creando un senso di comunità condivisa attraverso il brivido collettivo. Siamo ormai lontani dai grandi pionieri che hanno gettato le basi del genere – da Dario Argento a Mario Bava, fino a John Carpenter – ma l’horror continua a reinventarsi, trovando nuove strade e contaminazioni narrative che lo mantengono vivo.

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Quest’estate il fenomeno si è manifestato con particolare intensità, grazie a pellicole come Bring Her Back, Weapons e 28 anni dopo, che hanno conquistato sia il pubblico che la critica.

Nel caso di Bring Her Back, che ha saputo affermarsi in Italia con circa 2 milioni di euro di incasso nelle prime settimane, la pellicola dei fratelli Danny e Michael Philippou – già registi del sorprendente Talk to Me – si distingue per una trama intima, toccante e allo stesso tempo disturbante. Al centro della vicenda il lutto di una madre che tenta disperatamente di riportare in vita la figlia, attraverso rituali che mescolano elementi esoterici e sovrannaturali. Un mix di emotività e mistero che ha affascinato molti spettatori, rendendolo un vero caso di successo. Il punto di forza dell’opera, a parte la sua contemporaneità, è la potenza dei personaggi e delle loro ossessioni, capaci di imprimersi nella memoria dello spettatore.

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Weapons si è imposto come uno dei titoli più visti dell’estate, superando i 3 milioni di euro al botteghino italiano. Questo thriller-horror ha catturato l’attenzione grazie a una trama semplice ma estremamente efficace, che richiama le atmosfere dei romanzi di Stephen King. Il regista Zach Cregger ha saputo calibrare tensione e mistero, dando vita a un’opera che rievoca i grandi classici del genere pur con un tocco moderno, in grado di dialogare con il pubblico contemporaneo.

Infine Danny Boyle, che torna dietro la macchina da presa con 28 anni dopo, terzo capitolo della saga iniziata nel 2002 con 28 giorni dopo, termina la sua corsa italiana con 1.853.885 euro. A differenza dei due titoli citati in precedenza qui ci troviamo di fronte a un horror di ampio respiro, che intreccia la dimensione del survival post-apocalittico con una riflessione sulle paure collettive della contemporaneità. La scelta di Boyle di tornare a un universo che ha contribuito a ridefinire l’immaginario degli zombie moderni conferma la vitalità del genere e la sua capacità di rigenerarsi a ogni nuova generazione di spettatori. La dimostrazione di come l’horror possa essere anche un veicolo di critica sociale e politica.

Uno degli aspetti che rende l’horror particolarmente interessante per i produttori è il rapporto tra costi e incassi. A differenza dei kolossal hollywoodiani o dei film d’azione, che spesso richiedono budget milionari per effetti speciali e cast stellari, si riesce a spaventare con risorse minime: ambientazioni limitate, un gruppo ristretto di attori e qualche soluzione visiva non scadente. Emblematica è la storia di film come Paranormal Activity, girato con appena 15 mila dollari e capace di incassare quasi 200 milioni. Anche oggi la logica rimane la stessa: piccoli investimenti che possono tradursi in guadagni altissimi, rendendo il genere un terreno fertile e relativamente sicuro per chi produce cinema.

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Possiamo affermare, dopo decenni, che il campo della paura abbia conquistato i diversi riconoscimenti che merita dopo anni di rinneghi, scrollandosi di dosso l’etichetta di “cinema scadente” e trovando spazio nei contesti più prestigiosi.  Oggi questo filone trova spazio nel circuito dei grandi premi internazionali, come testimonia le candidature di The Substance agli Oscar 2025. È chiaro il segnale che, ormai, il linguaggio dell’orrore viene valutato e valorizzato.  A riguardo è emblematico il caso di La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli, presentato fuori concorso all’82ª Mostra del Cinema di Venezia.  

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