La diaspora latinoamericana in Italia negli anni ’70

Le oltre quaranta fotografie di Cecilia Fajardo, in mostra a Roma, che raccontano la migrazione di artisti e intellettuali latinoamericani in cerca di libertà e ispirazione

La diaspora latinoamericana in Italia negli anni ’70
Julio Paez con Alberto Zalamea
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redazione Modifica articolo

27 Ottobre 2025 - 19.03


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Scene di vita quotidiana, manifesti politici, graffiti, sfilate di moda e personaggi che ricreano l’atmosfera degli anni 70: di questo parlano le oltre quaranta fotografie inedite della colombiana Cecilia Fajardo, esposte fino al 12 novembre all’Istituto Cervantes di Piazza Navona. La mostra, intitolata “La diaspora latinoamericana in Italia negli anni ’70” è organizzata dall’ambasciata di Colombia e curata da Maria Clara Bernal, Luis Antonio Silva e Patricia Zalamea, e documenta il momento dinamico e complesso dell’Italia dell’epoca.

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Negli anni Settanta, in un’Italia attraversata da tensioni politiche e sociali, molti scrittori, artisti, cineasti e musicisti iberoamericani trovarono nel Paese un interesse speciale, a Roma in particolare. Nei pressi di Tarquinia, il pittore cileno Roberto Matta creò una comunità artistica, mentre figure come il regista argentino Fernando Birri, il compositore Astor Piazzolla e lo scrittore spagnolo Rafael Alberti trovarono qui un rifugio dalle dittature dei loro paesi e, a loro volta, aprirono le porte a decine di altri ispanofoni. Per tutti, il soggiorno italiano fu fondamentale per la propria produzione artistica.

Ma c’erano già stati rapporti tra i due mondi, negli anni Quaranta e Cinquanta. Nello specifico: tra il poeta colombiano Jorge Zalamea Borda e Giorgio de Chirico; mentre Firenze era stata la città della formazione artistica di Fernando Botero. E come abbiamo visto, anche negli anni successivi l’Italia restò un punto di riferimento per intere generazioni.

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Nata a New York nel 1936 da genitori colombiani, Cecilia Fajardo visse a Roma tra il 1972 e il 1979 insieme al marito, il giornalista Alberto Zalamea, realizzando reportage fotografici su protagonisti ed eventi culturali di quel decennio. Intervistò scrittori, registi e musicisti latinoamericani di passaggio, ma anche personalità del mondo della cultura, come Pier Paolo Pasolini ed Eugène Ionesco. A Roma accolsero amici e artisti, tra cui Luciano Jaramillo, Gloria Martínez e Rafael Alberti. In quegli anni arrivarono in Italia anche Gabriel García Márquez e Julio Cortázar, lo scrittore peruviano Manuel Scorza, il pittore cubano Wifredo Lam, il compositore venezuelano Alirio Díaz e lo scrittore paraguaiano Augusto Roa Bastos.

“Con la sua Rolleiflex, concludono le curatrici, Cecilia Fajardo è riuscita a documentare i dialoghi e i silenzi condivisi tra artisti e intellettuali europei e latinoamericani, sia nella vulnerabilità di vivere lontano dal proprio Paese, sia nell’incontro con l’altro.”

L’Italia si confermò un luogo nevralgico per la creazione di legami tra intellettuali latinoamericani, che qui trovarono uno spazio creativo nel periodo del secondo dopoguerra.

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