Con la penna a sfera si “scrive” un nuovo capitolo nella storia della scrittura

Ottant’anni fa veniva venduta la prima penna a sfera, o più semplicemente “biro” dal suo creatore Lászlo Biró. Ma oggi sono sempre più le penne digitali che la sostituiscono e scrivere a mano è diventato quasi un hobby anacronistico.

Con la penna a sfera si “scrive” un nuovo capitolo nella storia della scrittura
Penna a sfera
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30 Ottobre 2025 - 14.55


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di Martina Narciso

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Siamo talmente tanto abituati ad averla tra le mani, che è difficile pensare ai tempi in cui ancora non c’era.  Invece, solo oggi compie 80 anni quell’invenzione rivoluzionaria che cambiò radicalmente il mondo della scrittura: la penna a sfera, semplice oggetto ma ormai parte integrante e indispensabile della nostra quotidianità.

Come nasce la penna a sfera lo sanno in pochi, ma tutti ne conoscono i suoi effetti, soprattutto i nostri nonni che ai tempi ringraziarono il suo creatore per non avere più le pagine dei quaderni, le mani e le maniche dei grembiuli macchiati di inchiostro. In realtà l’inventore stesso, l’ungherese Lászlo Biró, mosso dalla frustrazione per il tempo sprecato a riempire le penne stilografiche e a ripulire le pagine macchiate, ebbe l’intuizione di utilizzare l’inchiostro usato nella stampa dei giornali, notando che asciugava rapidamente e lasciava la carta asciutta e senza sbavature.

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Con l’aiuto del fratello György, dentista e appassionato di chimica, realizzarono la formula di un inchiostro viscoso, adatto a essere utilizzato nel prototipo della penna a sfera il cui meccanismo prendeva ispirazione dall’osservazione di un gruppo di ragazzini che giocava a biglie in una pozzanghera. Attento, incuriosito e ispirato Biró notò come le biglie trascinate fuori dal fango lasciassero comunque una striscia uniforme sulla strada. E da questa geniale intuizione venne brevettata la prima penna a sfera, detta “biro” proprio dal suo creatore.

Il 22 ottobre 1945 venne messa in vendita in un grande magazzino di New York al prezzo di 12,50$, ma divenne celebre solamente grazie al barone Marcel Bich che acquistò il brevetto nel 1953 e, dopo diverse modifiche e con materiali meno costosi, diede vita alla famosa penna Bic, una penna alla portata di tutti.

Le penne a sfera per la loro convenienza e affidabilità diventano presto davvero uno dei prodotti più utilizzati al mondo. Di fatti, secondo il Global Market Insights, se nel 2024 il mercato globale degli strumenti di scrittura valeva 17,4 miliardi di dollari, nel 2034 arriverà a raggiungere i 31,3 miliardi. Una crescita che è stimolata anche dalla crescente alfabetizzazione di paesi che si stanno rapidamente evolvendo facendo in modo si  incrementi la domanda degli strumenti di scrittura.

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Tuttavia, di pari passo all’alfabetizzazione, cresce anche la digitalizzazione, e nonostante i numeri del mercato siano promettenti, è evidente che la scrittura a mano comincia sempre più a sparire. Se all’inizio dicevamo quanto la penna fosse indispensabile nella nostra vita quotidiana, ancora non avevamo tirato in ballo i suoi antagonisti, quelli di cui davvero non possiamo più fare a meno: i dispositivi tecnologici.

Con smartphone, tablet e pc cambiano i nostri modi di comunicare, ma anche di memorizzare e di apprendere. Nelle università sempre meno studenti prendono appunti a mano, e chi lo fa ha quasi dimenticato a scrivere in corsivo, talmente abituati allo stampatello delle tastiere. Nelle scuole elementari sempre più bambini confondono le lettere perché prima della carta e della penna si interfacciano all’alfabeto partendo dalla digitazione.

Che la scrittura a mano abbia dei benefici neurologici non è un mito ma è scientificamente dimostrato da diversi studi che provano come tenere una penna tra le mani corrisponda a tenere il cervello in costante allenamento. Le attività cerebrali sono stimolate, il cervello elabora le informazioni più criticamente e le conserva più efficacemente, perché il solo atto di impugnare una penna stimola la manualità (significativa per i bambini) e migliora la memoria a lungo termine, favorendo la concentrazione e l’apprendimento.

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Insomma, scrivere con la penna affina le capacità cognitive proprio a un livello neuronale e muscolare, tanto è vero che uno dei metodi di studio più conosciuti e utilizzati dagli studenti è il metodo Feynman, che, come punto di partenza, suggerisce di procurarsi carta e penna per scrivere a mano i concetti che si vogliano memorizzare.

È chiaro che ci siano degli indubbi benefici nella digitazione, come battere il tempo per coloro che preferiscono la velocità alla qualità, ma non sempre veloce è sinonimo di migliore, e ad oggi quell’abitudine di mandare una cartolina, tenere un diario o prendere appunti a mano che ci sembra così tanto anacronistico, in realtà è un vero e proprio toccasana per il cervello. La biro ha reso più accessibile l’istruzione, rendendo i suoi strumenti a portata di tutti, ma per quanto è vero che ad oggi alla nostra portata preferiamo avere altri strumenti più stimolanti e scattanti, è bene non dimenticare di tanto in tanto la sensazione di tenere in mano una penna, meno smart, ma più sana per corpo e anima. 

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