Due piccole tavole a olio su legno, raffiguranti Cristo coronato di spine e la Vergine, databili alla fine del Quattrocento e attribuite a Pietro Perugino, sono state al centro dell’incontro di studi Il dittico di Pietro Perugino e le acquisizioni di Fondazione Perugia, svoltosi giovedì 11 dicembre a Perugia.
Una ricca stratificazione che mostra e permette di studiare, sotto il colore, il tratteggio del disegno preparatorio. I pannelli sono rivestiti da un cuoio marrone decorato in oro che richiama l’aspetto di una copertina libraria e che contribuisce alla protezione e alla conservazione delle opere. La conformazione suggerisce la funzione originaria di un piccolo altarino domestico.
Gli ultimi studi storico-critici e le analisi diagnostiche, sono stati presentati a Perugia nel corso dell’incontro “Il dittico di Pietro Perugino e le acquisizioni di Fondazione Perugia”, promosso da Fondazione Perugia insieme a Fondazione CariPerugia Arte. L’evento si è svolto nella Sala delle Colonne e successivamente a Palazzo Baldeschi, in corso Vannucci, con una partecipazione ampia di studiosi, pubblico e rappresentanti delle istituzioni culturali. Un appuntamento che ha confermato il valore scientifico e simbolico delle più recenti acquisizioni della Fondazione.
Sono intervenuti Alcide Casini, presidente di Fondazione Perugia, gli storici dell’arte Francesco Federico Mancini, Antonio Natali e Vittoria Garibaldi e Gianluca Poldi dell’Università degli Studi di Udine. Durante l’evento è stato ricostruito il percorso storico, attributivo e diagnostico del dittico composto dalle due tavole raffiguranti Cristo coronato di spine e la Vergine, attribuite al Perugino e acquistate all’asta Dorotheum di Vienna il 22 ottobre 2024. L’acquisizione stessa è stata ricordata come un significativo atto di tutela e valorizzazione del patrimonio umbro, oltre che come il ritorno alla fruizione pubblica di opere rimaste per decenni in collezioni private inglesi e svizzere. Le due tavole erano già state esposte in diverse occasioni internazionali (a Campione d’Italia nel 2011, a Parigi nel 2014, e a Perugia nel 2023) e confermate come autografe del Maestro da numerosi studiosi, pur all’interno di un dibattito attributivo sempre vivace.
Proprio questa pluralità di interpretazioni rende il dittico un caso di studio di particolare rilievo per la conoscenza della fase matura di Pietro Vannucci. L’ingresso delle opere nelle collezioni di Fondazione Perugia si inserisce in un percorso pluridecennale avviato nel 1987 con l’acquisizione della Madonna con Bambino e due cherubini e proseguito nel 2017 con il San Girolamo penitente, un cammino dedicato alla salvaguardia del patrimonio artistico regionale e, in particolare, alla valorizzazione del lavoro del Perugino, figura identitaria per Perugia e per l’Umbria. Ampio spazio di discussione è stato dedicato agli influssi veneziani riscontrabili nelle due tavole, con riferimenti puntuali alla produzione di Alvise Vivarini. Tali elementi consentono di collocare il dittico nel contesto della presenza del Perugino a Venezia tra il 1494 e il 1495, quando l’artista fu chiamato a lavorare nella Sala del Gran Consiglio di Palazzo Ducale.
L’evento è terminato con una riflessione sul valore culturale dell’acquisizione, considerata un elemento di arricchimento per il percorso espositivo di Palazzo Baldeschi e per la conoscenza del Perugino, oltre che un’importante restituzione al territorio umbro di un elemento di grande valore culturale e artistico.
