La scelta di non finanziare l’operetta dei Goliardi provoca un acceso dibattito

La decisione sta dividendo la città, ma di certo non tutti gli studenti e soprattutto le studentesse. Ecco perché sono d'accordo con la scelta compiuta.

La scelta di non finanziare l’operetta dei Goliardi provoca un acceso dibattito
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18 Giugno 2024 - 18.12


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di Agosino Forgione

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È giusto che un’università pubblica finanzi un’associazione “riservata esclusivamente a studenti di sesso maschile”? Ed è giusto che lo faccia ricorrendo alle rette universitarie versate da migliaia di studentesse? È questa la domanda di fondo che, da studente dell’Università di Siena, mi sono posto interrogandomi sulla decisione dell’ateneo di non finanziare l’operetta dei Goliardi Senesi. Lo premetto: per me la risposta è no, non è giusto che la finanzi. Ma andiamo in ordine, ripercorrendo brevemente quanto accaduto.

Nei giorni passati le Feriae Matricularum Senensium si sono visti negare un finanziamento da parte dell’Università per l’operetta teatrale che ogni anno portano in scena. Apriti cielo. Innumerevoli le invettive che quest’ultimi hanno mosso nei confronti dell’Istituzione accademica. Si va dall’additarli di ostilità nei loro riguardi alla critica di una presunta ideologizzazione che imperversa tra la dirigenza dell’Ateneo, fino ad arrivare a considerarli come sovvertitori delle tradizioni storiche della città. Qualcuno si lamenta addirittura che sia stata finanziata una festa techno, promossa dall’associazione Cravos, e non un’opera teatrale. Come se si potessero soppesare e paragonare due eventi di natura totalmente diversa. Il punto è tutt’altro.

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Il nocciolo della questione, a parer mio furbescamente ignorato, riguarda l’utilizzare le rette versate da migliaia di studentesse e studenti per sovvenzionare un’associazione che tutto è tranne che inclusiva. Riporto qui degli estratti del loro regolamento. “Le Feriae Matricularum Senensium sono un’istituzione goliardica non democratica, riservata esclusivamente a studenti di sesso maschile.” Bene, ognuno è libero di scegliere gli ideali in cui credere, ma di certo non sono questi i valori che ci si aspetta che un’università persegua e soprattutto finanzi. Ancora, citando il loro articolo 134 “La presenza delle donne è assai gradita a tutte le iniziative goliardiche tranne che a quelle interne. E’ proibita la recitazione di donne all’operetta”. Sperando di non risultare “ideologizzato” direi che la figura che viene rappresentata è quella di una donna garante esclusivamente del compiacimento maschile.

Principale critica mossa è quella che la scelta di non finanziare l’Operetta incrini il rapporto tra il tessuto sociale della città e l’Ateneo. Parole che mi sembrano malsanamente minatorie, come se l’Ateno fosse subordinato primariamente alle logiche cittadine. Personalmente credo invece che l’unico vincolo che abbia è nei confronti degli studenti e delle studentesse che la frequentano, e di nessun altro. Finanziare un’associazione che esplicitamente promuove i sopracitati ideali è una mancanza di rispetto verso i principi di democrazia e inclusione di cui il sistema istruttivo dovrebbe essere primo garante, nonché verso tutte le studentesse del nostro ateneo.

Il ragionamento di fondo è semplicemente sillogistico: se si partecipa a un bando per le “attività culturali, sociali e sportive delle studentesse e degli studenti per l’anno 2023/2024” senza offrire nulla alle prime, non si rispettano i requisiti d’accesso del bando stesso. Ogni altra considerazione non può che essere in esubero. Soprattutto quella, a parer mio malsanamente volgare, per cui si dovrebbe tutelare anzitutto il rapporto con la città prima di quello con gli studenti tutti. Nulla di personale contro i Goliardi dunque, ma se i valori che perseguono sono apertamente in contrasto con quelli che dovrebbe promuovere un ente universitario, che mettano mano alle proprie tasche.

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Concludo citando Alessia, una studentessa di antropologia: “Trovo raccapricciante l’idea di foraggiare una mentalità sessista per cui, come scritto nel loro articolo n. 132, la donna non è nient’altro che un oggetto sessuale, un “sogno, il desiderio, il traguardo”. E allora se sono un traguardo, un desiderio, è giusto che i Goliardi sognino anche i soldi che verso nelle casse dell’Università!”

Questa è la mia opinione, ma la testata Culture.Globalist è disponibile a ospitare anche altri interventi di studenti e studentesse che possono  pensarla diversamente. 

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