Lotoro e la musica «salvata» dei lager

A quasi ottant’anni da quei tragici eventi, un’enciclopedia unica realizzata da un ricercatore solitario per ricordare la missione salvifica della musica in uno dei momenti più bui nella storia dell’umanità

Lotoro e la musica «salvata» dei lager
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29 Gennaio 2022 - 14.43


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Da più di trent’anni Francesco Lotoro, musicista barlettano e docente di pianoforte presso il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, lavora per il recupero della musica scritta nei campi di concentramento.

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Nello specifico, la sua incessante opera prevede la raccolta di opere, canzoni, spartiti, brani, partiture scritte su fogli musicali, altre annotate su carta igienica o pezzi di tessuto, altre tramandate oralmente. Il prodotto finale è una monumentale enciclopedia in dodici corposi volumi, che si propone di divulgare la «musica creata».
I numeri sono a dir poco impressionanti: parliamo di ottomila spartiti, dodicimila documenti e quattrocento ore d’interviste ancora da rielaborare, che includono colloqui con almeno duecento sopravvissuti alla persecuzione nazista.

 

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Lotoro ha tracciato un primo bilancio del suo lavoro nel libro Un canto salverà il mondo, uscito lo scorso 20 gennaio ed edito da Feltrinelli, usando parole molto toccanti: «Non abbiamo potuto salvare quelle vite, ma abbiamo salvato la vita del cuore e dell’intelletto di tanti deportati, l’ingegno che si esprime appunto nella musica».

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