Editori britannici contro Google e la sintesi web IA

Ancora una nuova accusa per l’implementazione di intelligenza Artificiale che permette al più usato motore di ricerca di sintetizzare informazioni provenienti da siti web senza alcuna autorizzazione. Questa volta le accuse dal’Indipendent Publishers Alliance.

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redazione Modifica articolo

8 Luglio 2025 - 17.40


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Se da un lato Google sostiene di contribuire al traffico dei siti, favorendo miliardi di clic al giorno grazie all’implementazione dell’IA, l’Independent Publishers Alliance lamenta l’esatto contrario. Questa associazione di editori indipendenti del Regno Unito ha presentato un’istanza alla Commissione Europea e alle autorità britanniche per abuso di posizione dominante nell’ambito delle ricerche web, aggravate dall’uso dell’intelligenza artificiale.Sotto accusa è la funzione di Google AI OverView (attiva anche in Italia) che permette di mostrare in cima ai risultati di ricerca una sintesi testuale che trae le risposte e informazioni prelevandole dai siti web senza autorizzazione.

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La possibilità di leggere dei sorta di riassunti di informazioni provenienti da più fonti del web che scoraggerebbe la consultazione dei siti stessi, “il che ha causato e continua a causare danni significativi agli editori, in termini di traffico, lettori e perdite di fatturato”. Ciò è quanto si legge nei documenti presentati dell’Indipent Publishers Alliance di accusa a Google, che l’agenzia di stampa Reuters ha potuto consultare.

Per gli editori, posizionare i risultati generati da IA in alto prima di ogni risultato web sfavorirebbe nella sostanza i contenuti originali a favore di quelli generati dall’IA di Google. Inoltre, proseguono, “[…] gli editori che utilizzano la ricerca Google non hanno la possibilità di negare che il loro materiale venga acquistato per l’addestramento, o analizzato per il riepilogo con l’IA, senza perdere la possibilità di comparire nelle pagine dei risultati di ricerca generali”.

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L’agenzia di stampa Reuters riporta anche le parole di un portavoce di Google che nella sostanza difende le nuove implementazioni di IA nella sua ricerca: “Così le persone pongono ancora più domande, creando nuove opportunità per le aziende”. 

Non è comunque la prima volta che Google venga accusato di violare la legge antitrust: era già accaduto a febbraio negli Stati Uniti, quando Google era stato accusato dall’azienda di formazione online Chegg. Anche allora attraverso le analisi basate sull’intelligenza artificiale venivano compromesse le capacità di competizione degli editori, con un conseguente calo di visitatori e abbonati. 

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