Pier Paolo Pasolini e lo “scavo” interiore

Tratto da “Le ceneri di Gramsci”, nella prima parte del poemetto “Il pianto della scavatrice” esplode un io poetico che vaga per le vie di una città che non distingue più: Roma – l’Italia ha voltato le spalle alla vita del rione e le ha rivolte alla modernizzazione.

Pier Paolo Pasolini e lo “scavo” interiore
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7 Novembre 2025 - 16.58


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Più di altri, Pier Paolo Paolini ha saputo introdurre nella sua poesia l’Italia degli anni Cinquanta, sfregiata e segnata fatalmente dai cambiamenti sociali e culturali che il boom economico portava con sé. Ne Il pianto della scavatrice (1957) l’io lirico passeggia afflitto per Roma, ed è malinconico e nostalgico di quei luoghi ormai urbanizzati che non riconosce più. I ragazzi del proletariato che giocano fanno rinascere in lui sollievo e speranza, ma tali sentimenti sono destinati ad avere vita breve: l’indomani mattina, anche quel piccolo microcosmo vitale suburbano, sarà spezzato dal suono della scavatrice, che più che un rumore meccanico, emette un grido umano.

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Martina Narciso legge Le ceneri di Gramsci: Il pianto della scavatrice
Montaggio e video: Francesca Anichini

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