Cartoline dalla California: le proteste nelle Università

L’onda di protesta degli studenti americani non si ferma e sembra, nonostante gli sgomberi, gli arresti e gli avvertimenti minacciosi,

Cartoline dalla California: le proteste nelle Università
Proteste in California contro la polizia
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Tiziana Buccico Modifica articolo

6 Maggio 2024 - 01.04 Globalist.it


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L’onda di protesta degli studenti americani non si ferma e sembra, nonostante gli sgomberi, gli arresti e gli avvertimenti minacciosi, crescere in consapevolezza e voglia di esserci, con un motto molto incisivo che compare sui social: “RESIST”. Un movimento che dalla East Coast è arrivato sulla West Coast con vigore e convinzione, in quella California democratica, ricca ma sempre di meno.

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In un’America che è dilaniata dalla lotta elettorale tra un Biden che oscilla nei sondaggi e un Trump che fa la sua campagna elettorale in aule di tribunali, con slogan e invettive. Un’America molto diversa da quella di altre guerre e altri periodi storici, un mix complicato di popoli, culture, religioni e soprattutto identità.

Quell’America che da sempre Impero deve per forza essere presente su ogni scenario possibile, forse anche quando l’Impero non vorrebbe essere paladino, mediatore o attore di conflitti lontani e complicati. Ma se si interpreta il ruolo di grande potenza occorre esserci sempre anche se questo mette in crisi la politica interna e il suo equilibrio.

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E così dall’Atlantico al Pacifico i giovani e molti adulti si sono accampati nei campus di università, e non solo in quei campus dove per studiare si pagano fior di dollari, hanno conquistato la ribalta mediatica e acceso un dibattito interno ed internazionale, mettendo a rischio tutte le attività accademiche.

In Europa e in Italia i giovani scendono in piazza per la Pace, per contrastare i Governi per lo più di destra e per l’Ambiente. Quelle nuove generazioni che hanno subito la guerra della pandemia e che si sono difesi “resistendo” e che oggi usano la mascherina per difendersi dalle forze dell’ordine.

Una gioventù che dimostra di avere ideali e valori, combattendo ovunque per la libertà, la democrazia, la pace e i diritti. Quei giovani che io ammiro immensamente, che ogni giorno rischiano di essere manganellati, arrestati, offesi dai soloni della politica e che oggi provano a costruire il futuro.

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Quel futuro che noi gli abbiamo reso difficile, quel futuro che noi abbiamo compromesso. Quel futuro che diciamo di voler costruire, essendo pessimi esempi, consegnandoli un Pianeta che, se non inverte la rotta soccomberà alla Natura che si ribella, e che non abbiamo saputo e voluto ascoltare.

Quel futuro incerto con guerre e conflitti ovunque, con bollettini di guerra che mettono in discussione le loro aspirazioni e le loro possibilità, quel futuro in cui siamo diventati cattivi maestri pronti a giudicare, a sputare sentenze, a parlare di meriti dimenticando i bisogni.

Un futuro in cui si parla di armamenti, di interventi militari e di missili e droni pronti a colpire. Refrattari al dialogo e spesso lasciandoli soli con la tecnologia, e il pensiero unico e evitando di parlare di politica.

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Non parliamo con loro, non comprendiamo il loro bisogno di confrontarsi, di discutere, di litigare, di ripensarci e di maturare un proprio pensiero. Forse siamo figli di un benessere e di una pace che probabilmente abbiamo considerato scontata ed invece il buio del passato e le nuove ombre incombono, e la crisi economica spegne entusiasmi e progetti.

Sarà che io sono sempre stata dalla loro parte, io che non ho dimenticato le mie battaglie e la mia voglia di cambiare il mondo e di lottare contro l’ingiustizia e l’ipocrisia e che ogni volta che posso dialogo, litigo, racconto e ascolto, ringraziando ogni minuto la mia famiglia dove la politica era pane quotidiano e nutriva il dibattito sempre e comunque.

Ma se ormai nelle università di tutto il mondo sono entrate le forze dell’ordine, senza destare particolare clamore, se alle proteste si risponde con manganelli, tenute antisommossa, proiettili di gomma, idranti e sospensioni. Ma dove crediamo di andare?

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Pensiamo davvero di creare pace e di consentire il libero pensiero, queste ragazze e ragazzi hanno bisogno di esprimersi, di credere e cambiare idea, di scontrarsi contro chi non ha paura del confronto ma senza armi e senza barriere. Non abbiamo capito nulla, ma davvero nulla o forse siamo pessimi esempi, pessimi genitori e pessimi esseri umani.

Come si può vivere senza ascoltare le ragioni dell’altro, senza arricchirsi di un altro pensiero, di idee e opinioni diverse? Questo mondo è una nostra creatura e siamo diventati talmente tanto ottusi da aver dimenticato i nostri dubbi e le nostre incertezze e allora cari giovani se c’ è posto io sono dalla vostra parte anche quando sbagliate perché, ho sbagliato anche io e oggi considero un infinito regalo poter stare con voi e partecipare alle vostre contraddizioni e alla vostra crescita, e a quella infaticabile voglia e speranza di invertire la rotta di questo mondo impazzito.

Un solo consiglio, non richiesto, resistete, senza violenza pacificamente, a chi vi impone la resa e a chi vi chiede di non esprimervi e di non lottare, a chi vi dice di pensare a voi stessi e a chi svilisce le vostre opinioni. A chi avendo conquistato il potere pensa che voi siate solo un voto su una scheda, andate a votare ovunque siate, combattete per la democrazia, per la libertà, per la giustizia, per la pace… e per favore vincete anche per gli stolti, gli egoisti e gli indifferenti.

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Il mio futuro è nelle vostre mani!! “Chi combatte rischia di perdere, ma chi non combatte ha già perso”. Bertold Brecht

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