Guerra: gli italiani sarebbero disposti a combattere? A chi piacerebbe il ripristino della leva obbligatoria?

Due domande per cui è solo possibile congetturare una risposta e che si spera riguardino scenari solo ipotetici. Ho vagliato i dati a riguardo e chiesto il parere di qualche studente.

Guerra: gli italiani sarebbero disposti a combattere? A chi piacerebbe il ripristino della leva obbligatoria?
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21 Ottobre 2024 - 13.37


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di Agostino Forgione

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Che ci piaccia o meno, l’opinione pubblica avverte i venti di guerra come sempre più forti. Sebbene – fortunatamente – nessun conflitto ci tocchi dirittamente, l’occidente è politicamente coinvolto su più fronti. Partendo da queste considerazioni ho preso spunto per una riflessione sia circa la fantomatica reintroduzione della leva obbligatoria sia per indagare se gli italiani sarebbero disposti a combattere per il proprio Paese. Scenario quest’ultimo più che scongiurabile, ma di certo congetturabile.

Sogno utopico della destra più spinta, in particolar modo di quella salviniana, è per l’appunto la reintroduzione della sopracitata leva. Innumerevoli i disegni di legge presentati a cadenza ciclica, tutti destinati, quantomeno finora, a un rapido oblio.  L’ultimo ddl, firmato dal deputato leghista Eugenio Zoofili e depositato a maggio, propone 6 mesi obbligatori a scelta tra formazione militare o servizio civile per tutti i giovani tra 18 e i 26 anni. Il tutto per promuovere “Una forma di educazione civica al servizio della comunità, di disciplina, di attenzione al prossimo e rispetto per sé stessi e per gli altri che potrà avere effetti molto positivi”, come dichiarato da Matteo Salvini.

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Ma cosa ne pensano a riguardo gli italiani? Quella che emerge è uno spaccato quasi speculare. Secondo un sondaggio commissionato da SkyTG24 a YouTrend, infatti, il 47% degli italiani si dichiara favorevole mentre il 46% contrario. Scomponendo tali percentuali emerge che i giovani sono più riluttanti degli anziani: tra gli under 35 solo il 36% si dichiara favorevole, mentre lo è il 49% tra gli over 55. Agli italiani il ripristino della leva, di fatto solo sospesa e mai abolita, non dispiacerebbe neppure più di tanto.

Affrontato questo primo punto un altro interrogativo ha attirato la mia curiosità. Quanti civili italiani sarebbero disposti a combattere per la Patria nel caso quest’ultima venga coinvolta in un conflitto? Una domanda nata dopo aver visto le immagini delle cosiddette “squadre di mobilitazione” ucraine che, appostandosi all’uscita dei locali, controllavano se gli avventori fossero regolarmente iscritti nelle liste di coscrizione e se avessero tutti i documenti in regola per essere chiamati alle armi.

A tal proposito ho fatto riferimento a un sondaggio della Gallup*, indetto una prima volta nel 2013 e ripetuto alla fine dell’anno scorso. “Se ci fosse una guerra che coinvolgesse Il tuo Paese, saresti disposto a combattere?”. Questo il quesito posto agli intervistati. Al lettore l’onere di valutare se ciò sia un bene o un male, ma l’Italia è il primo stato al mondo per diniego. Il 78% dichiara che no, non sarebbe disposto a recarsi al fronte, e solo il 14% afferma lo farebbe. I punti percentuali rimanenti riguardano gli indecisi. Piccola nota, nelle liste di coscrizione italiane finiscono tutti i maschi tra i 18 e i 45 anni. Quest’ultimi verrebbero chiamati a combattere – e rifiutarsi costituirebbe reato – solo dopo che il contingente militare, degli ex-militari e dei riservisti sarebbe in esaurimento.

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Per fare qualche parallelo, il 32% degli europei sarebbe disposto a combattere e il 47% si rifiuterebbe, mentre la media globale è del 52% disposto e del 33% indisposto. Non esiterebbe a imbracciare le armi il 41% degli americani, il 62% degli ucraini e il 32% dei russi e non lo farebbero, nel medesimo ordine, il 34%, il 33% e il 20%. Per noi italiani, in sunto, non sarebbe una grande idea iniziare un conflitto senza un corposo contingente militare.

In ultima battuta, ho chiesto a qualche studente la propria opinione sul ripristino della leva obbligatoria e, pure consapevole di quanto sia difficile rispondere, su come risponderebbe alla richiesta di arruolamento.

“Sarei d’accordo, di fatto maggiormente nel fare del servizio civile piuttosto che il militare. Sarebbe qualcosa di utile per la collettività, sceglierei quello. Per quanto riguardo la seconda domanda difficilmente sarei disposto a mettere a rischio la mia vita”. – Carmine, economia.

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“Sono contrario alla proposta, più che altro perché repello ogni forma di costrizione. Fare del servizio civile sarebbe anche utile, ma in forme differenti. Io in guerra? La violenza mi è estranea ma alle volte è necessaria, come lo è stata nel caso della lotta partigiana. Ad ogni modo ci rifletterei bene e combatterei solo in specifici casi”. – Francesco, ingegneria gestionale.

“Sono contraria a ogni forma di obbligo, quindi anche al disegno di legge. Il fine di educare i giovani è pure nobile, ma non in queste modalità. Personalmente promuoverei maggiormente l’educazione civica nelle scuole, ad esempio, che purtroppo spesso è una materia di terz’ordine, o altre attività sociali e educative”.  – Gaia, Medicina

“Sono d’accordo. Per come stanno andando le cose, per la piega che sta prendendo la società, 6 mesi sarebbero anche pochi. I giovani hanno bisogno di essere indirizzati, e le famiglie di oggi spesso si dimostrano completamente inadatte a farlo. Vedo troppi ragazzi svogliati e indisciplinati. In guerra per il mio paese ci andrei, casomai come medico, per valorizzare i miei studi” – Davide, medicina

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*link al sondaggio

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