Nel blu dipinto di blu: così Modugno fece volare la canzone italiana nel mondo

Quando una compagnia di italiani si ritrova a cantare una canzone, l’unica che sono in grado di intonare è sempre Volare. Perché così fu subito ribattezzata per la forza trascinante del refrain.

Nel blu dipinto di blu: così Modugno fece volare la canzone italiana nel mondo
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1 Marzo 2021 - 18.55


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Con  Nel blu dipinto di blu Domenico Modugno sbancò il Festival di Sanremo più di 50 anni fa ma la memoria di questa grande canzone è sempre viva, tanto che ogni volta che si cerca di rifare il Festival dei Festival vince sempre lei. Quando una compagnia di italiani si ritrova a dover cantare una canzone tutti insieme, l’unica canzone che sono in grado di intonare è sempre Volare. Perché così fu subito ribattezzata per la forza trascinante del refrain.

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Tanto è vero che oramai si afferma tranquillamente che Modugno sta alla storia della canzone italiana, come lo spartiacque, essendoci un prima di Modugno e un dopo Modugno. 

Ma come nacque questa canzone straordinaria, che rivoluzionò la canzone italiana.

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Domenico Modugno si era fatto conoscere con le sue canzoni di ispirazione popolare che ci riportavano ad un mondo favolistico contadino. Fu Walter Chiari che lo scoprì e lo lanciò un una sua rivista. E fu il suo amico Franco Migliacci, che poi diventerà un paroliere di grande successo, a scrivergli il testo di Volare (così fu ribattezzata subito la canzone). Migliacci faceva l’illustratore di libri per ragazzi e teneva sotto gli occhi le riproduzioni di quadri famosi. Quel giorno la sua attenzione fu colpita da “Le coq rouge” di Chagall, dove è raffigurato un omino che volava e il pittore che si dipingeva la faccia di blu. Queste bizzarre e surreali scene gli ispirarono questi versi: «di blu mi son dipinto/per intonarmi al cielo/e lassù nel firmamento/volare verso il sole/e volare felice felice più in alto del sole ed ancora più su/mentre il mondo pian piano scompare lontano laggiù/io/nel blu dipinto di blu». 

Modugno fu colpito subito da questo testo così diverso da quelli che imperavano in quegli anni, grondanti lacrime, mamme in pena, fidanzati trepidanti. E scrisse la musica. Ma mancava l’inciso (così viene chiamato in gergo musicale il ritornello) per essere una canzone completa. La canzone fu messa in un cassetto a riposare per qualche tempo.

L’idea dell’inciso gli venne in un pomeriggio di pioggia, nel suo studio. Il cielo era diventato blu cobalto e l’aria era diventata elettrica. Modugno aprì la finestra e pensò “come sarebbe bello volare in un cielo come questo”. Ecco, volare era l’idea… volare e cantare. Ma il motivo musicale? Bisognava trovare il motivo musicale. 

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Un ricordo di infanzia gli venne in aiuto. Il fischio di suo padre che ritornava a casa e annunciava il suo arrivo rassicurante per un bambino. Quel fischio diventò “volare oh…oh…/cantare oh…oh…/ nel blu dipinto di blu…”

La canzone epocale era fatta e ora, completa di inciso, poteva finalmente essere inviata a Sanremo, dove fu accolta con molta diffidenza dagli artisti che avrebbero dovuto cantarla e che non sapevano da che parte prenderla. Il direttore artistico del Festival di allora chiamò Modugno e gli disse: “Caro Modugno, nessuno vuole cantare la sua canzone. E’ stata proposta a tutti, ma tutti hanno risposto picche. «Non è adatta a me», sostengono i cantanti che ormai sono sem­pre gli stessi. Ed hanno ragione. Sono abituati a storie che trasudano sentimenti forti, come il tradimento, l’abbandono, il pianto per la morte degli alpini, la sepa­razione forzata tra due amanti, gli scherzi tragici del destino, la Patria… Tutti ingredienti totalmente assenti nel testo di Migliacci e Modugno, dove si parla invece di una persona che sogna di volare in un cielo blu dipinta di blu.

Modugno, che voleva fare l’attore e continuare a cantare le sue canzoni in lingua siciliana e tutt’al più nella musica leggera fare soltanto l’autore, si decise a fare il grande passo. Si presentò sul palcoscenico di Sanremo in smoking bianco, per distinguersi dagli altri, e cantò la sua canzone con le sue caratteristiche di voce, di mimica e di gestualità. Quel gesto di allargare le braccia nell’atto di spiccare il volo, oggi non significa niente ma all’epoca con i cantanti che cantavano composti e con la manina sul cuore, fu considerato rivoluzionario, tanto che il pubblico in sala esplose in un grande applauso. I giornalisti capirono che era iniziata una nuova era per la canzone italiana e cominciarono ad applaudire e ad agitare i fazzoletti. Modugno vinse di prepotenza.

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Ma non è ancora niente, perché la canzone italiana è ancora provinciale e l’industria discografica è ancora nella sua prima fase artigianale. Il caso venne in aiuto a Domenico Modugno. Il proprietario di una stazione radio americana venne in Italia in viaggio di nozze. Al momento di ripartire, gli sposi entrano in un negozio di dischi. Vogliono qualche incisione di Caruso, sollecitano una versione di ‘O sole mio, chiedono taran­telle e canzoni tipiche e qualche recente successo. Il commesso fa scivolare nella busta anche Nel blu dipinto di blu.

Tornato in patria, il proprietario della stazione radio con­segna la busta ad uno dei suoi disk-jockey ed è in questo modo che la canzone di Mimmo passa dall’antenna della stazione radio a migliaia di apparecchi riceventi. La prima telefonata arriva dopo qualche minuto, quando il pick-up si è appena alzato dai solchi del 78 giri di Vo­lare e sta per scendere su un altro disco. Dall’altra parte dell’apparecchio, un ascoltatore chiede che il disco venga trasmesso di nuovo. Passano i minuti e le telefonate si moltiplicano. Alla fine della giornata saranno centinaia. Le altre stazioni radio corrono alla ricerca del disco, che però è introvabile e debbono aspettare giorni e giorni perché venga loro inviato dall’Italia.

Nel giro di un mese, tutte le stazioni radio degli Stati Uniti trasmettono la canzone e la Decca, che è l’unica a disporre della matrice originale cantata da Modugno, comincia a stampare migliaia di copie del disco senza ri­uscire a star dietro alle richieste. Si parla di 60.000 copie vendute ogni giorno. La canzone viene pubblicata con il titolo di Volare e la gente fa la fila davanti ai negozi che espongono il cartello «Abbiamo il disco di Voh-la-ray», come viene scritto il titolo, con una grafia tesa a facili­tare la pronuncia da parte degli americani. La febbre di Volare sale rapidamente e diventa malattia contagiosa. Le copie vendute cominciano a diventare milioni. Alla fine saranno ventidue milioni e tutti i cantanti più famosi – compresi Sinatra, Nat King Cole, Bing Crosby – vorranno inciderla.

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Modugno non solo aveva rivoluzionato la canzone italiana e il Festival di Sanremo, ma aveva fatto nascere l’industria discografica nel nostro Paese.

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