di Fabio Pasqualetti *
Come studioso di comunicazione mi colpì sin dall’inizio il suo stile comunicativo, penso di non essere stato l’unico a notarlo, sin dal suo primo “Buona sera”. Il saluto che si fa fra amici che si conoscono, l’incipit per aprire un dialogo. Sotto ci stava una visione di comunicazione il cui ruolo sarebbe stato esplicitato subito nel suo primo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali nel 2014 dal titolo: Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro.
In un mondo globalizzato, ma diviso, connesso, ma atomizzato, automatizzato, ma disumanizzato, fatto di mille communities ma senza una comunità, quale comunicazione può ricostruire una cultura dell’incontro?.
Tutto il suo magistero è stato all’insegna della promozione di questa cultura, dal suo primo viaggio a Lampedusa, al suo ultimo giro in piazza San Pietro alla vigilia della sua dipartita da questa terra.
Ma Francesco è andato ancora molto più in profondità nell’analisi dello stile comunicativo e, secondo me lo ha fatto tra il 2021 e il 2023, quando ha formulato tre messaggi che mi sono permesso di chiamare l’algoritmo di Francesco, perché entrano nel merito di come si può favorire e costruire, di fatto, la cultura dell’incontro.
Nel 2021 il messaggio si intitola: “Vieni e vedi” (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono. Un deciso invito a una Chiesa che deve uscire e andare incontro alle persone perché è nell’incontro che si fa esperienza dell’altro. A incontrare le persone là dove e come sono è primariamente imparare a decostruire i nostri pregiudizi, le nostre aspettative, le nostre precomprensioni che quotidianamente usiamo. La comunicazione inizia con un incontro che accoglie l’altro come un mistero che ci interpella. Il messaggio contiene anche l’esortazione ai giornalisti a “consumare le scarpe delle suole” per indicare un tipo di informazione che sia fatta di persona e in presenza. Un antidoto a tanta informazione ormai preconfezionata e elaborata tramite sistemi di Intelligenza Artificiale.
Nel 2022 segue il messaggio Ascoltare con l’orecchio del cuore. Contrariamente a ciò che spesso facciamo, e cioè, dopo aver incontrato qualcuno iniziamo a parlare, papa Francesco chiede di rimanere in ascolto. È l’altro che ha la precedenza. In una società dove non siamo più capaci di ascoltare nessuno si potrebbe davvero considerare tale scelta – un atto rivoluzionario. Un ascolto che si fa empatia, che si predispone ad accogliere l’altro, a far cadere i pre-giudizi. Un ascolto che sa dare spazio all’altro, chiunque esso sia. L’ascolto è il presupposto per una buona comunicazione. È quello che oggi non esiste, a tutti i livelli, perché la preoccupazione è quella di dire agli altri quello che noi pensiamo senza volere nemmeno sapere quello che gli altri hanno da dire. Dall’economia alla politica, dalla scienza alla religione, ma anche nella vita di ogni giorno, dalle famiglie alla scuola e in particolare sui social media è una gara a ostentare se stessi.
Infine, nel 2023il Papa invita a Parlare col cuore. «Secondo verità nella carità» (Ef 4,15). Dopo l’ascolto con il cuore, arriva anche il momento di parlare, ma, nuovamente, non si tratta di proferire parole, non è quel brusio di fondo che ormai pervade la rete come un flusso continuo di bla, bla, bla, è nuovamente un parlare con il cuore. Un proferire saggezza che sgorga da una vita in profondità. Chi vive in pienezza la parola è la sua stessa vita.
Siamo grati a papa Francesco, perché tutta la sua vita è stata una testimonianza di questo stile di comunicazione, ma certamente lo siamo anche per le sue posizioni sul tema della pace, dei migranti, dei deboli e degli ultimi. Per al sua visione di Chiesa in uscita non solo dal territorio, ma anche da quelle certezze che spesso la ingessano e le fanno perdere umanità.
Grazie papa Francesco per questo tratto di strada fatto insieme durante il quale hai camminato con noi e per noi.
* Decano di Scienza della Comunicazione alla Pontificia Università salesiana di Roma
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