L’uomo di Vitruvio di Leonardo vola al Louvre di Parigi. Sulle opere in prestito o meno alla Francia per le mostre del cinquecentenario dalla morte del pittore-scienziato il precedente governo era venuto quasi alle mani, diplomaticamente parlando. L’ex sottosegretaria ai beni culturali, la leghista dai toni alquanto radicali e infiammati Lucia Borgonzoni, aveva minacciato sfracelli. D’altro canto l’ex vicepremier e ora ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva reso particolarmente fragili i rapporti Italia-Francia con la sua improvvida uscita insieme ai “gilet gialli”. Adesso i rapporti sono molto più distesi e la politica ha i suoi riverberi sulle cose d’arte: la Galleria dell’Accademia di Venezia concede in prestito il disegno dell’uomo vitruviano per la mostra del Louvre che si inaugura il 24 ottobre e che si annuncia come l’appuntamento espositivo capitale tra le iniziative per i 500 anni dalla morte di Leonardo ad Amboise, in Francia.
Resta invece agli Uffizi l’Annunciazione. Il comitato scientifico ha detto no perché il dipinto è troppo delicato per essere trasferito. Giusto che il parere tecnico sulla conservazione dell’opera, tra le “inamovibili” del museo fiorentino, passi sopra alla diplomazia quando non sempre accade. La presidente di Italia Nostra a Venezia Lidia Fersuoch invece contesta duramente il prestito veneziano perché il disegno appartiene al “fondo principale dell’Accademia” e secondo il Codice dei beni culturali non possono uscire dall’Italia “i beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica sezione di un museo”.
Dall’Italia partono per il Louvre 23 opere: dagli Uffizi staccano il biglietto per Parigi le copie del dipinto della Leda e del cartone dell’opera mai compiuta a Palazzo Vecchio a Firenze sulla Battaglia di Anghiari, un celebre studio di paesaggio, uno studio per l’Adorazione dei magi e due studi di panneggi. Altre opere sono sei disegni di Leonardo dall’Accademia veneziana, quattro dai Musei reali di Torino, la “Scapigliata” dal complesso della Pillotta a Parma, la scultura dell’Incredulità di San Tommaso del Verrocchio, maestro di Leonardo, dal Museo di Orsanmichele a Firenze, un Ritratto di giovane di Giovanni Antonio Boltraffio dalla Pinacoteca di Brera a Milano.
Per contraccambiare il prestito leonardiano, il Louvre presta all’Italia varie opere di Raffaello in vista dei 500 anni dalla scomparsa del pittore urbinate, nel 2020: queste il ritratto di Baldassare da Castiglione e l’Autoritratto con un Amico, quattro studi del Sanzio e uno di Giovan Francesco Penni, destinate alla mostra a marzo 2020 alle Scuderie del Quirinale.
Il “memorandum d’intesa”, siglato il 24 settembre nella capitale francese, porta la firma dei ministri della Cultura Franck Riester e Dario Franceschini. Riester per inciso a maggio annunciò avventatamente il prestito al Louvre dell’Uomo vitruviano e dell’autoritratto leonardesco per essere smentito dall’omologo italiano, l’ex Alberto Bonisoli. Adesso i rapporti sono molto più distesi: Emmanuel Macron è stato il primo leader straniero che ha incontrato Giuseppe Conte, presidente del Consiglio bis ora alla guida del governo giallorosso, dopo le intemperanze del precedente esecutivo gialloverde (sempre a guida Conte, in effetti) e del “capitano” e premier mascherato Matteo Salvini.