Le varie fasi del lockdown non hanno rallentato i lavori di restauro delle vetrate policrome della Basilica di San Francesco di Arezzo, che sono giunti finalmente a termine. L’intervento si era reso necessario per il cedimento della colonnina centrale della bifora della Cappelli Guasconi rilevato a gennaio dello scorso anno.
Si è subito messo in sicurezza la zona e, immediatamente, la Direzione regionale musei della Toscana, con il sostegno finanziario del Mibact, ora ministero della Cultura, ha dato il via ai lavori di restauro, su progetto dell’architetto Lorenza Carlini. Il cantiere, diretto dall’architetto Rossella Sileno, direttrice del sito museale, si è avviato alla fine di luglio e per cinque mesi si è interessato dei prospetti esterni, delle bifore delle due cappelle absidali e delle monofore vetrate della navata sinistra.
Gli interventi più importanti sono stati la sostituzione delle colonnine in pietra delle bifore della Cappella Guasconi e della Cappella Tarlati di Pietramala, entrambi riaperte all’inizio del Novecento durante il restauro condotto da Umberto Tavanti. La sostituzione delle due colonne in pietra arenaria è avvenuta con altre in pietra bigia del macigno di Santa Brigida, più resistente, con ripresa fedele di dimensione e profilo delle sostituite ma con una finitura sabbiata che “permette” di distinguere l’intervento di restauro.
Nella stessa occasione sono state oggetto di intervento anche le superfici murarie esterne, con pulitura, consolidamento e restauro degli elementi decorativi in arenaria scolpita, restituendone un’immagine che evidenzia la semplicità dell’architettura francescana. Le vetrate della Cappella Guasconi e della Cappella Tarlati di Pietramala e le cinque monofore istoriate presenti sul lato sinistro della Basilica sono state oggetto di un intervento diretto dalla restauratrice della Direzione regionale Giulia Basilissi, che ha permesso di ottenere gli effetti cromatici e di trasparenza dell’origine.
Le vetrate della Cappella dei Caduti sono state realizzate nel 1923 dalla celeberrima fornace fondata e diretta da Galileo Chini, come testimonia la scritta presente sul bordo inferiore “Fornaci – di San Lorenzo – Chini e Cc – Borgo S Lorenzo”. Le fonti riconducono alla medesima manifattura anche la vetrata con lo stemma dei Mutilati di Guerra. Dopo la pulitura hanno assunto maggior risalto le figure di San Giusto e San Vigilio, rispettivamente patroni di Trieste e Trento, le vedute di queste due città e i loro stemmi. Le altre due vetrate restaurate, raffiguranti San Serafino e San Benedetto,sono state realizzate nel 1911 nella bottega fiorentina di Ulisse De Matteis su disegno di Ezio Giovannozzi.
Il restauro ha permesso di riottenere gli effetti luministici originali e di evidenziare la policromia delle vetrate, ora protette con una controvetratura dotata di filtri UV, in modo che possa assicurare da un lato una migliore conservazione dei vetri e dei piombi e dall’altro una visibilità esterna ottimale.
a cura di M. Cec.