Una pellicola simbolo degli anni ’50 è pronta a tornare sul grande schermo. Infatti, a 30 primavere esatte di distanza dal conferimento del Leone d’oro alla Carriera a De Santis, grazie ad un certosino lavoro del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale in collaborazione con Titanus Spa, verrà presentata al pubblico in anteprima mondiale la versione restaurata di “Roma ore 11″, un lungometraggio che incarna in tutto e per tutto il neorealismo italiano.
Entrando nel dettaglio, il film (che tra i protagonisti vede, tra gli altri, Maria Grazia Francia, Massimo Girotti e Lucia Bosè), si basa su un episodio accaduto il 15 gennaio 1951 a Roma, in via Savoia. In quella data, uno scalone di una palazzina crollò mentre circa 200 ragazze erano ammassate in attesa di sostenere un colloquio per un posto da dattilografa.
Il crollo causò la morte di una donna e il ferimento di circa 80 giovani, per quello che è stato un fatto drammatico che scosse profondamente l’opinione pubblica. Questo evento rappresentò uno specchio della realtà italiana del tempo, segnata da una fase di ricostruzione difficile, in cui la disoccupazione, la povertà e l’assenza di tutele sociali erano condizioni diffuse. Le giovani donne rappresentate in attesa sullo scalone incarnavano la ricerca disperata di un lavoro dignitoso in una capitale ancora segnata dagli strascichi della guerra.
L’incidente finì sotto la lente di un’inchiesta giornalistica guidata da Elio Petri, chiamato da De Santis a sondare a fondo la vicenda. Questa ricerca si trasformò in base fondante per la sceneggiatura, dato che Petri documentò le dinamiche sociali legate alla disoccupazione femminile e alle difficoltà nel mondo del lavoro urbano, portando la pellicola ad assumere uno spessore critico assai rilevante.
“Quando lessi il fatto di cronaca – spiegò allora il regista de “I giorni contati” (1962) – mi sembrò emblematico di una certa condizione di disoccupazione femminile in un grande centro urbano come Roma e, affidandomi anche al fatto di essere stato il regista di un film come Riso amaro dipanato in un’ambientazione di tutte donne, ritenni che mi fosse abbastanza facile fare un film che a protagonista avrebbe avuto un coro di donne”.
“Roma ore 11 fu per quei tempi un film audace e coraggioso per mezzo del quale si vollero affrontare tematiche ritenute all’epoca scomode” spiega nel libretto che accompagna il restauro Guido Lombardo, presidente di Titanus Spa.
Questo, invece, il commento di Gabriella Buontempo, presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia: “Il film offre uno sguardo penetrante e critico sul mondo del lavoro e sulle sue ingiustizie evidenziando la lotta delle persone comuni. Il restauro non solo migliora la qualità visiva e sonora dell’opera, ma permette anche di apprezzarne appieno il valore storico e culturale”.
“Attraverso una pellicola rinnovata, il pubblico di oggi può rivivere l’energia e l’urgenza del messaggio di De Santis, rendendo il film accessibile a nuove generazioni”, ha infine concluso Buontempo.
Il restauro di uno dei capolavori di Giuseppe De Santis è un’operazione culturale di grande valore, che permette di riscoprire un’opera fondamentale del neorealismo italiano, che con la sua cruda rappresentazione della realtà sociale del dopoguerra, continua a interrogare il presente, offrendo spunti di riflessione sulle disuguaglianze e le difficoltà che tutt’ora affliggono il mondo del lavoro.