‘Wish you were here’, mezzo secolo dal capolavoro dei Pink Floyd. A breve una nuova edizione remastered | Culture
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‘Wish you were here’, mezzo secolo dal capolavoro dei Pink Floyd. A breve una nuova edizione remastered

L’ode alla mancanza e alla disillusione di Gilmour, Waters, Mason e Right dedicata a Syd Barret compie oggi 50 anni. A dicembre verrà rilasciata un'edizione speciale per l'anniversario.

‘Wish you were here’, mezzo secolo dal capolavoro dei Pink Floyd. A breve una nuova edizione remastered
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12 Settembre 2025 - 19.42


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5 giugno 1975. Londra, Studio 3 Emi, “Shine On You Crazy Diamond” è in procinto di essere registrata dai Pink Floyd. Negli studios entra però un uomo sovrappeso, porta una busta di plastica con sé, ha capelli e sopracciglia rasate e uno sguardo vacuo. Eppure si trova lì, proprio in quel momento, probabilmente per una pura coincidenza, oppure no. Shine on, You crazy Diamond. È David Gilmour ad accorgersi che, quell’uomo presentatosi agli Abbey Road Studios durante una sessione di registrazione, per puro caso, coincidenza o lucida volontà, è SYD Barret. ‘Splendi tu, pazzo Diamante’. 

Incredibilmente si presenta ai suoi ex compagni quando questi, Gilmour, Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright, erano in procinto di dedicargli il loro atto d’amore, Wish You Were Here, ‘Vorrei che tu fossi qui’: il nuovo album, il settimo in studio, dei Pink Floyd. 

Sono passati 50 anni dall’uscita di quella pietra miliare del rock progressivo, fuori dopo il radicale The Dark Side of the Moon, quell’album che era persino stato registrato in quadrifonia, considerato da alcuni il capolavoro della band (ma la scelta è ardua). Certo, questo nuovo lavoro, più introspettivo per certi versi, eppure dai suoni più aperti, non incontra subito il favore della critica ma il pubblico dimostra subito di apprezzarlo. E a distanza di 50 anni si conferma come uno delle migliori opere rock, inconfondibili, che ha scolpito il sound della band. 

Tutto costruito sulla lunghissima suite dedicata a Syd, poi divisa per ragioni radiofoniche, ma che ne resta la colonna portante. I testi giocano sul concetto di assenza e mancanza, mentre la virtuosistica chitarra di Gilmour dà vita ad accorti aperti ed eterei, del nuovo sound Floyd. Ma non troppo celata vi è anche la critica sociale, la disillusione per un mondo ormai cinico, simbolicamente incarnato da un’industria musicale che impiega gli artisti fino ad esaurirli. La copertina da corpo a quest’immagine. Per realizzarla niente computer grafica, né photoshop. Due stuntman dovettero mettersi in posa, uno restò leggermente ustionato. La sacralità dell’artista che prende fuoco dal tocco dell’uomo d’affari.

E quest’anno, il 12 dicembre, uscirà per Sony Music un’edizione speciale, in occasione del cinquantesimo anniversari “Whish you were here 50”. Sono previsti vari formati, tra cui digitale, cofanetto 3-Lp, un doppio cd, Blue-ray, e un Deluxe Box Set. La versione digitale includerà l’album originale del 1975, più un nuovo mix Dolby Atmos curato da James Guthrie, storico collaboratore della band. Diverse saranno le bonus track. Da oggi sarà ascoltabile la demo inedita di uno dei brani: “Welcome to the machine”, che originariamente era intitolata “The Machine song”.

“Suona un po’ vecchio”: è ciò che pare Syd Barret abbia detto quando i compagni, in quel lontano giugno ’75, dopo averlo riconosciuto, gli fecero ascoltare Shine On You Crazy Diamond. Che probabilmente suonasse un po’ vecchio alle sue orecchie di visionario, seppur ferito dalla malattia psichiatrica, non è improbabile. Ma oggi non possiamo che restare comunque affascinati ascoltando il viaggio nella sua mente concepito dai suoi ex compagni. Magari in questa nuova edizione rimasterizzata.

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