Dietro i testi di Danilo Ruggero, cantautore pantesco

Danilo Ruggero è l’artista di Pantelleria che dal 2015 ha iniziato il suo percorso di formazione a Roma e in seguito ha lanciato il suo progetto musicale. Nell’intervista ci ha raccontato la sua carriera dagli esordi ad oggi e il suo legame con la musica.

In foto l'ultimo EP di Danilo Ruggero
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redazione Modifica articolo

8 Ottobre 2025 - 12.27


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di Giada Zona

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Danilo Ruggero, artista originario di Pantelleria, ha dato il via alla sua carriera artistica dopo essersi formato a Roma presso l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini nel 2015. Dal 2015 fino ad oggi ha ottenuto premi e riconoscimenti e ha pubblicato diversi brani. “Puzzle” è l’ultimo EP che ha pubblicato il 6 giugno 2025. Abbiamo così deciso di intervistare Danilo Ruggero che ci ha raccontato la sua carriera e il suo rapporto con la musica. 

Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo musicale? 

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Ho iniziato ufficialmente il mio progetto intorno al 2016 / 2017, quando ho terminato il percorso di alta formazione presso l’officina Pasolini. In questo periodo ho infatti iniziato a suonare live le mie prime canzoni. Nel 2018 ho pubblicato il mio primo EP “In realtà è solo paura” dove quattro tracce su cinque sono state premiate o comunque menzionate in vari concorsi sia locali che nazionali. Nel 2017 sono arrivato finalista al premio De André con il mio brano “I figli dei figli degli altri” e nel 2018 ho vinto il premio Amnesty International Voci per la libertà con il mio testo “Agghiri ddrà”.

Qual è il tuo legame con la musica e cosa ti spinge a fare musica? 

Sono molto interessato a tutto quello che mi accade intorno e secondo me chi fa arte deve mandare un messaggio che vada al di là dei racconti interpersonali e che sia anche rivolto a raccontare ciò che accade, soprattutto nella nostra epoca. Qualche giorno fa una mia collega cantautrice a Rai 1 aveva sottolineato questo aspetto, ribadendo che fare musica deve essere un impegno anche sociale. Tutti i miei testi sono socialmente impegnati, cercano di raccontare la realtà verso una lente diversa che è quella musicale e attraverso il mio filtro. Trovo invece più semplice la produzione delle canzoni che riguardano la mia esperienza personale e la mia quotidianità. In merito a questo, il mio ultimo disco è uscito qualche mese fa e tratta, infatti, della mia crescita personale e di come ho superato dei momenti di difficoltà.

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Nella tua produzione artistica ci sono anche testi scritti in pantesco. Qual è il tuo rapporto con il dialetto nella musica? 

Proprio quest’anno durante le vacanze estive ho compreso che scrivere in dialetto è più semplice solamente quando sono a Pantelleria, probabilmente perché sono più esposto alla lingua mentre ciò è più difficile che accada a Milano, nel luogo in cui ho attualmente domicilio, dove invece tento di raccontare la realtà che vivo sull’isola e provo a prendermene cura. Scrivere in dialetto richiede una scrittura che è molto diversa rispetto a quella in italiano, poiché non ho la necessità di utilizzare un linguaggio più ricercato. Credo che il dialetto sia più diretto e più vero, e proprio tra le frasi semplici è possibile scoprire molta poesia. La mia canzone “Agghiri ddrà” tratta il tema dell’immigrazione con un riferimento particolare al naufragio accaduto a Pantelleria nel 2011. E’ quindi una canzone che è nata da un’esperienza circoscritta all’isola trattando però l’enorme fenomeno dell’immigrazione.

Qual è stata l’ultima canzone che hai scritto? 

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L’ultimo brano che ho scritto è “Puzzle” che racconta la mia vita in piccoli pezzi e il superamento di vari momenti di difficoltà e di consapevolezza acquisita negli anni. “Puzzle” è tra le cinque tracce presenti nel mio ultimo EP pubblicato il 6 giugno 2025 dove al centro c’è l’idea della scrittura come terapia. 

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