James Dean moriva settant’anni fa, il 30 settembre 1955, e quasi un mese dopo moriva il suo personaggio nel film Gioventù bruciata, rendendolo il simbolo delle tensioni dell’adolescenza e dell’incomunicabilità tra generazioni.
Il film era basato sullo studio clinico del dott. Lindner, “Rebel Without A Cause (da cui il titolo originale del film): The Hypnoanalysis Of A Criminal Psychopath”, di cui la Warner Bros aveva acquistato i diritti, in quanto in quel momento storico iniziava a esplodere il problema della ribellione degli adolescenti. In America, infatti, la gioventù iniziava a essere vista come una categoria sociale distinta, dato che i giovani vivevano in un contesto più ricco e protetto rispetto alle precedenti generazioni, ma crescevano con paure e frustrazioni causate dalle pressioni dei genitori e dalle rigide aspettative sociali.
La Warner per la pellicola aveva in mente Marlon Brando e Sidney Lumet, ma fu James Dean a convincere il regista Nicholas Ray (scelto dopo l’ottima prova con Johnny Guitar), dopo che lo aveva apprezzato nel suo primo ruolo da protagonista ne La valle dell’Eden di Elia Kazan.
Grazie all’interpretazione dell’attore, profonda e tormentata, che restituisce la complessità dell’alienazione giovanile e la ribellione che strisciava nella società, il film di Ray riuscì ad entrare in relazione con un’intera generazione e a restare l’opera che più di altre racconta il passaggio all’età adulta attraverso la messa in scena dei rapporti con i genitori, l’amicizia, l’amore, la violenza, il bullismo, l’emarginazione, addirittura l’omosessualità, che in quegli anni non poteva essere dichiarata apertamente data la severa applicazione del Codice Hays, che specificava cosa fosse moralmente accettabile durante la produzione di un film (l’attore Sal Mineo ha dichiarato solo successivamente di aver interpretato il primo adolescente gay sullo schermo).
Il ruolo di James Dean – termina Lucia Tedesco – “ha avuto un’influenza potentissima nel cinema moderno e contemporaneo, un impatto seminale che si può trovare ne Il laureato (1967), American Graffiti (1973), Grease (1978), The Breakfast Club (1985), Ritorno al futuro (1985), American Beauty (1999). E ancora oggi, settant’anni dopo, resta l’archetipo della ribellione adolescenziale, un film che ha trasformato l’esperienza personale dei protagonisti in un simbolo universale e che ha influenzato generazioni di registi e attori, determinando per sempre il modo in cui il cinema racconta l’adolescenza”.
