World Press Photo fa tappa a Bologna

Le opere vincitrici del premio di maggior prestigio per il fotogiornalismo saranno esposte da oggi fino al 30 novembre.

World Press Photo fa tappa a Bologna
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4 Novembre 2025 - 17.22


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È consuetudine ormai da qualche anno che a Bologna, presso la Galleria Modernissimo, vengano ospitati gli scatti vincitori del World Press Photo. Quest’anno le migliori foto, selezionate dalla giuria internazionale del più grande premio di fotogiornalismo al mondo saranno esposte a partire da oggi, fino al 30 novembre, nello spazio nato come luogo di accesso al Cinema Modernissimo.

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La mostra, costituita appunto dalle opere vincitrice, approda a Bologna dopo un lungo itinerario, di oltre cinquanta location. Arrivato quest’anno alla sua 68° edizione, ha visto la partecipazione di 3778 fotografi, provenienti da 141 paesi. La giuria ha dovuto valutare un totale di 59.320 fotografie, divise per regioni del mondo e a loro volta distinte in tre tipologie diverse di progetto fotografico: foto singola, storie, progetti a lungo termine. Le opere realizzate sono frutto sia di progetti indipendenti, ma anche di inchieste e reportage per le maggiori testate giornalistiche internazionali, da Associated Press, Reuters, Time e molte altre.

La storia e la forza visiva dell’immagine sono i due parametri fondamentali che la giuria ha dovuto tenere in considerazione. Non solo documenti visivi, ma strumenti di narrazione della storia dell’umanità odierna. Tra queste vi è la foto di Mahmoud Ajjour, un bambino palestinese di 9 anni che ha perso entrambe le braccia per un attacco israeliano a Gaza. Ritratto illuminato da un lembo di luce in tralice da Samar Abu Elouf, fotoreporter del New York Times, in Qatar, dove Mahmoud si trovata per ricevere cure mediche. L’autrice di quest’opera di grande forza visiva, che contiene in sé il futuro ferito di un popolo intero, è la prima fotografa palestinese ad aver vinto il World Press Photo, oltre che la sesta donna, in sessantotto anni di premio.

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Sarà presente in mostra anche il lavoro della fotografa toscana Cinzia Canneri, vincitrice della sezione Long-term project per la sezione dell’Africa, con il reportage sulle vite delle donne eritree in fuga dal regime e le donne etiopi che scappano dalla guerra. 

La mostra sarà accompagnata da una serie di incontri e workshop dedicati al fotogiornalismo, che avranno luogo ogni sabato, a partire dal prossimo venturo, fino al 29 novembre. Il primo talk sarà Fotografia, memoria e trasformazioni in America Latina, con Musuk Nolte, un viaggio tra i temi dell’identità, della giustizia sociale, della memoria e dei cambiamenti climatici nel sud America, attraverso l’uso della fotografia come linguaggio documentario.

Il 15 novembre sarà la volta di Antonio Faccilongo, con Habibi: storie di speranza e resistenza: il fotogiornalista e documentarista vincitore con il progetto Habibi nel 2021, che raccontava la vita delle famiglie palestinesi separate dalla guerra, porterà al Modernissimo la propria testimonianza, riguardo il potere del racconto fotografico nelle zone di conflitto.

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Fotogiornalismo e storie di resistenza sarà l’incontro del 22 novembre, con Aliona Kardash e Daniel Chatard, due giovani fotoreporter vincitori del World Press Photo. Infine per l’ultimo incontro ci sarà Minika Bulaj che porterà gli spettatori attraverso l’esplorazione delle periferie geografiche e spirituali del mondo, in un viaggio lungo trent’anni. 

La mostra è promossa dalla Cineteca di Bologna, in collaborazione con Foto Image e il sostegno di Fujifilm Italia.  Per ogni informazione in merito ad orari, biglietti ed accessibilità si consiglia di consultare la pagina dedicata sul sito della Cineteca di Bologna. 

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