di Luigi Fortuna
“Good Morning, Vietnam” racconta la guerra del Vietnam da un punto di vista insolito: quello di un radiocronista incaricato di intrattenere le truppe americane. Il film diretto da Barry Levinson e interpretato da un Robin Williams semplicemente irresistibile, riesce a far ridere e riflettere allo stesso tempo. Già dalle prime scene si capisce che non sarà una guerra raccontata solo con tensione e dramma, c’è ironia, energia e un modo di guardare agli eventi che sorprende. Il film riesce a mostrare le difficoltà e le contraddizioni della vita dei soldati senza diventare pesante o retorico.
La sceneggiatura di Mitch Markowitz è davvero vivace. I dialoghi scorrono bene, sono pieni di battute, e il modo in cui Williams li interpreta aggiunge spontaneità e freschezza. Ma dietro l’umorismo c’è sempre un filo di serietà: la vita dei soldati, le regole rigide dell’esercito, le ingiustizie. Tutto questo emerge senza mai annoiare. Un dettaglio che contribuisce a rendere realistica l’atmosfera è il suono continuo delle macchine da scrivere. Ogni giorno le notizie venivano battute sui fogli e poi lette alla radio. Quel ticchettio costante non è solo rumore di fondo, sembra quasi un personaggio invisibile che segna il ritmo della giornata e trasmette l’ansia e la frenesia del lavoro del protagonista.
La scenografia aiuta tantissimo a immergersi nel periodo storico. Le basi militari, le strade affollate, i mercati locali, tutto sembra vivo e realistico. La fotografia mette in risalto il contrasto tra la vivacità delle trasmissioni radio e la gravità del contesto. Alcune scene sono luminose e piene di energia, altre più cupe e intense. Questo alternarsi rende il film interessante e coinvolgente, senza mai risultare monotono.
La musica, invece, ha davvero un ruolo da protagonista. Non è solo un sottofondo, accompagna i momenti comici, quelli più seri, persino i silenzi, creando una sorta di ritmo invisibile che guida le emozioni dello spettatore. I brani dell’epoca, con i loro toni allegri e vivaci, rendono immediatamente chiaro il contesto e trasmettono energia, mentre nelle scene più delicate o drammatiche la musica diventa più tenue, lasciando spazio ai sentimenti dei personaggi. Ci sono momenti in cui una canzone può far sorridere, anche se la scena è tesa, o dare un senso di malinconia che non c’era prima. Alcune trasmissioni radio in sottofondo, abbinate a un brano allegro, creano un contrasto forte con quello che succede intorno ai soldati, è divertente e struggente allo stesso tempo, e ti fa sentire dentro la storia.
Il montaggio mantiene il film scorrevole e dinamico. Le transizioni tra le sequenze radiofoniche e quelle più “serie” sono ben fatte, e il ritmo tiene sempre alta l’attenzione. La regia di Levinson riesce a far convivere comicità e dramma in modo naturale, senza che l’uno sovrasti l’altro.
“Good Morning, Vietnam” è un film che diverte, fa riflettere e lascia qualcosa anche dopo i titoli di coda. Non racconta la guerra come una sequenza di eventi, ma mette al centro le persone, le emozioni e i piccoli gesti quotidiani in mezzo al caos. Tra sceneggiatura brillante, regia attenta, scenografia curata e soprattutto un Robin Williams carismatico e unico, resta ancora oggi un film che vale davvero la pena vedere.
