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"Quarto Potere", un capolavoro senza tempo

Nonostante nel 2026 saranno 85 anni dalla sua uscita, il film di Orson Welles continua a dimostrare, visione dopo visione, la sua modernità

"Quarto Potere", un capolavoro senza tempo
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3 Dicembre 2025 - 17.35


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di Lapo Vinattieri

Prendete una qualsiasi classifica sui migliori film della storia: scommetto che tra le prime posizioni sarà presente “Quarto Potere”, prima opera registica di Orson Welles datata 1941. È lo stesso regista ad interpretare il protagonista, il magnate dell’editoria Charles Foster Kane. Il film uscì sotto la casa cinematografica RKO, che aveva firmato il giovane autore dopo il successo radiofonico del suo radiodramma “La guerra dei mondi” (1938).

Tra gli attori troviamo anche Joseph Cotten, attore feticcio di Welles con il quale lavorò anche ne “Il terzo uomo”, e Agnes Moorehead, che oltre ad interpretare qui la madre del protagonista appare anche nella seconda opera cinematografica di Welles, “L’orgoglio degli Amberson”.

La trama ruota intorno alla morte di Charles Foster Kane, che avviene negli attimi iniziali del film all’interno della sua dimora privata. Segue quindi un’indagine svolta dal reporter Jerry Thompson per comprendere appieno la figura del magnate: questa parte dalle ultime parole che Kane mormora prima di morire, “rosa bella”. Thompson decide di ricostruire questo personaggio enigmatico attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto: l’escamotage pensato da Welles ci permette di tornare nel passato di Kane attraverso molteplici flashback che, piano piano, ci riportano al presente. Tra i più importanti, vi è sicuramente il primo, in cui ci viene mostrato il momento in cui i genitori affidano un giovane Kane al banchiere Walter Thatcher. Venuto a conoscenza della scelta, il bambino si rifiuta di lasciare casa sua, arrivando a colpire con uno slittino il banchiere. La scelta dei genitori, però, è volta ad educare il figlio dopo che la madre era venuta a conoscenza di essere proprietaria di una miniera d’oro. Raggiunti i 25 anni, Kane ottiene il controllo delle sue finanze e entra nel mondo del giornalismo con l’acquisto del New York Inquirer, con il quale otterrà enorme fama.

Tra gli intervistati da Thompson c’è anche l’ex miglior amico di Kane, Jedediah, che rivela al reporter dettagli importanti sulla vita del protagonista: il suo matrimonio, infatti, stava andando deteriorandosi anche a causa della relazione che questo intraprese con la cantante Susan Alexander. Parallelamente, Kane stava portando avanti la sua candidatura a governatore di New York ma, una volta emersa la sua relazione segreta, lo scandalo pubblico che ne conseguì pose fine alla sua carriera politica. Successivamente, il magnate sposò la cantante, intervistata poi da Thompson: la donna, dopo il matrimonio, si ritrovò isolata all’interno dell’enorme dimora costruita da Kane a Candalù, in California. Susan, però, era decisa a non rimanervi e scelse di abbandonare il marito, lasciandolo solo con il suo maggiordomo, Raymond.

Per chiunque decida di crearsi una conoscenza cinematografica, “Quarto Potere” rappresenta un must-watch. Si tratta di un film che rovescia completamente gli standard del cinema classico hollywoodiano mediante soluzioni di montaggio, regia e trama opposte ai canoni dell’epoca. La durata di 120 minuti sembra quasi dimezzata, anche grazie alla presenza di continui intrecci tra presente e passato che invogliano lo spettatore a voler sapere di più di una linea temporale piuttosto che dell’altra. Siamo portati a dover porre l’attenzione su una quantità esagerata di elementi presenti in ogni scena, in contrasto con la soglia odierna dell’attenzione, a testimonianza di come, nonostante sia uscito ormai 85 anni fa, rappresenti ancora oggi un esempio per i registi contemporanei. Il finale, poi, si dimostra in continuità con la (voluta) poca chiarezza dell’intero film, non snaturando l’opera, ma bensì aprendo a molteplici interpretazioni dello spettatore, in un tempo in cui questo era indirizzato fin dall’inizio dei film su dei binari ben definiti. Si potrebbe discutere per ore sull’opera di Welles, ma preferisco riassumere il tutto con il termine “capolavoro” che, nonostante venga spesso abusato nel mondo del cinema, trova in “Quarto Potere” la sua miglior definizione.

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