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Microplastiche nelle profondità oceaniche, l'Università di Siena partecipa allo studio

Pubblicata sulla rivista Nature, l'indagine risulta pionieristica nel campo delle ricerche sulla presenza di microplastiche nelle acque.

Microplastiche nelle profondità oceaniche, l'Università di Siena partecipa allo studio
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20 Maggio 2025 - 18.59


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L’Università di Siena ha partecipato ad uno studio internazionale sulla presenza e distribuzione delle microplastiche nelle profondità oceaniche pubblicato sulla rivista Nature.

Il progetto, dal titolo “The distribuition of subsurface microplastics in the Ocean”, ha analizzato dati raccolti in oltre 1800 siti in un arco di tempo lungo più di 10 anni, dal 2014 al 2024.

Come è possibile leggere nella premessa allo studio, la maggior parte delle ricerche sulle microplastiche si concentra su quelle presenti nelle acqua superficiali, questo perché tra le maglie delle reti da traino vi si impigliano resti in plastica delle dimensioni di 15-50 cm.

Le microplastiche di dimensioni inferiori e microscopiche sono di difficile indagine e hanno proprietà complesse, e in base a ciò l’interazione con l’ambiente circostante è diverso. Inoltre la dimensione di queste influenza la loro distibuzione nell’ambiente marino. Dai rilievi realizzati dai ricercatori si è evinto la presenza di particelle molto piccole lungo tutta la colonna d’acqua, fino ad una profondità di 2000 metri, mentre le particelle più grandi sono concentrate fino ai primi 100 metri. 

La dottoressa Luisa Galgani del dipartimento di Biotecnologie, Chimica e Farmacia dell’Università di Siena, che ha partecipato allo studio spiega che “Le micropalstiche negli oceani rappresentano una quantità considerevole per massa e, nelle acque profonde, possono contribuire fino al 5 per cento del carbonio organico particolato, un componente chiave nel ciclo del carbonio marino.

La ricerca, inoltre, dimostra che le microplastiche di piccole dimensioni, cioè minori di 0.1 millimetri, sono distribuite più uniformemente in profondità, e questo suggerisce tempi di permanenza più lunghi nell’ecosistema marino”. La permanenza più lunga sul fondo oceanico costituisce il vero rischio per il bioma marino, soprattutto perché al momento gli studi in merito, sull’impatto dei cicli biogeochimici e sulle misurazioni isotopiche non sono ancora approfonditi.

L’importanza dello studio sta quindi anche nell’aver stabilito un punto di riferimento globale per l’indagine della distribuzione di microplastiche nell’oceano, oltre ad aver mostrando quanto sia fondamentale la collaborazione internazionale nell’ambito dell’analisi della distribuzione di queste, non solo a livello superficiale, ma anche lungo tutta la colonna d’acqua con un’attenzione particolare alle profondità oceaniche. 

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