Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il Laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.
di Giada Zona
È in corso il processo a Filippo Turetta, ex fidanzato e assassino di Giulia Cecchettin.
Durante la sentenza, le dichiarazioni della difesa di Turetta hanno deluso il padre di Giulia, Gino Cecchettin, che si sfoga così sui social: “Mi sono nuovamente sentito offeso, e la memoria di Giulia umiliata”, aggiungendo: “La difesa di un imputato è un diritto inviolabile,ma credo sia importante mantenersi entro un limite che è dettato dal buon senso e dal rispetto umano. Travalicare questo limite rischia di aumentare il dolore dei familiari della vittima, e di suscitare indignazione in chi assiste”.
Gino Cecchettin si riferisce alla difesa dell’assassino, la quale ha richiesto di evitare la pena dell’ergastolo:”Giulia Cecchettin non aveva paura di Filippo Turetta. Andava da uno psicologo, ma non ci risulta che fosse per la relazione con Filippo.Nessuno dubita che Filippo fosse ossessionato da Giulia ma i tanti messaggi da ‘relazione tossica’ non possono essere relativi alla loro relazione prima dell’ottobre 2023″.
I legali del giovane replicano, commentando così all’ Ansa: “Come difensori siamo assolutamente certi di non aver travalicato in alcun modo i limiti della continenza espressiva, e di non aver mancato di rispetto a nessuno. Abbiamo solo svolto il nostro dovere in uno Stato di diritto”. Tuttavia, la famiglia della vittima esprime dissenso e interviene la nonna di Giulia: “Due, trecento telefonate al giorno non era un atto persecutorio? Uno non vive, sarebbe da spegnere il cellulare e non riaccenderlo più”. E aggiunge: “Penso sia un’assurdità dire che non ci sia stata premeditazione nel suo omicidio, ha detto (l’avvocato, ndr.) delle parole assurde visto le prove che ci sono e i fatti come sono andati, fa solo male sentire queste parole. Lei è la vittima, non Turetta”. Infatti, ancora una volta viene colpevolizzata la vittima,anziché riflettere sull’ideologia del patriarcato che continua,seppur in forme diverse rispetto al passato,ad essere presente nella nostra società.
E mentre il processo sta per finire, il tema dei femminicidi è sempre più discusso dall’opinione pubblica e non passano inosservati gli interventi del ministro dell’Istruzione e del Merito.
Il ministro Valditara dichiara: “In questo anno – ha detto davanti agli studenti – i femminicidi in Italia compiuti da partner sono scesi del 12%. Riteniamo che questo dato sia anche merito di quella cultura della prevenzione che questo governo, in particolare il ministro per le pari opportunità e la famiglia, Eugenia Maria Roccella, ha avviato”. Ma Valditara non ci parla di patriarcato: “è il maschilismo il nostro vero nemico, e deve essere combattuto strenuamente, con la cultura del rispetto”.
Valentina Ghio,vicepresidente Pd alla Camera e membro della commissione parlamentare sul femminicidio, sostiene che il governo “in questi due anni non ha messo in campo nessun intervento strutturale su formazione, cultura ed educazione affettiva e sessuale nelle scuole”.
Ed è su questo che dobbiamo soffermarci, perchè se tutti i cittadini fossero educati a portare rispetto alle donne,potremmo iniziare ad essere più consapevoli dell’esistenza (e persistenza) del patriarcato,per poi combatterlo,perché riguarda tutti noi:nessuno escluso.