di Gabriele Bisconti
Il 10 settembre 1960, il maratoneta etiope Abebe Bikila scrisse una delle pagine più pazzesche della storia dello sport correndo l’intera distanza senza le scarpe. Figlio di un pastore, lavorava come agente di polizia per mantenere la famiglia, ma di sogni nel cuore Abebe Bikila ne aveva molti, primo tra tutti quello di portare sul tetto del mondo la sua Africa, la sua Etiopia.
Quel giorno, Bikila corse per 42 chilometri scalzo, senza le “scomode scarpe” consegnategli prima della gara, per una precisa scelta tecnica concordata con il suo allenatore. La sua ricorda un po’ l’impresa di quel Filippide che corse da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria dei Greci contro i Persiani. Dopo più di 2000 anni da quell’evento il mondo tornò a stupirsi di fronte ad un epilogo che fu incredibile.
Abebe Bikila non era tra i favoriti alla vigilia, correva nelle competizioni di atletica da soli 4 anni e prese parte alla nazionale olimpica in sostituzione di un compagno, Wami Biratu, ritiratosi per un infortunio. Nessuno avrebbe mai immaginato che un giovane sconosciuto ventottenne potesse resistere alla fatica per 2 ore, 15 minuti e 16 secondi correndo a piedi nudi, superando per primo l’Arco di Costantino, traguardo di quella XVII edizione dei Giochi.
Bikila, corse di nuovo quattro anni dopo nell’Olimpiade di Tokyo (nonostante l’operazione di appendicite quaranta giorni prima della gara) e per la prima volta nella storia un atleta vinse due ori consecutivi nella maratona olimpica (record che oggi condivide con il tedesco orientale Waldemar Cierpinski e il kenyano Eliud Kipchoge).
Tuttavia, nel 1969 ebbe un incidente mentre stava guidando nei pressi di Addis Abeba e rimase paralizzato dalla vita in giù. Pur impossibilitato all’uso degli arti inferiori, non perse la forza di continuare a gareggiare e si cimentò nel tiro con l’arco (disciplina nella quale partecipò ai Giochi paralimpici di Heidelberg nel 1972), nel tennistavolo e perfino in una gara di corsa di slitte in Norvegia.
Bikila è scomparso il 25 ottobre 1973 all’età di 41 anni (a causa di un’emorragia cerebrale), ma nessuno dimenticherà mai quel giorno epico che lo spedì nell’archivio storico sportivo di tutti i tempi.