Houellebecq, romanziere provocatore che fiuta l'aria e il marketing | Culture
Top

Houellebecq, romanziere provocatore che fiuta l'aria e il marketing

Esce "Serotonina" di un autore eletto ad "anticonformista" perché spara a zero su questa Europa ed elogia Trump. Al di là dei libri è un fenomeno culturale e politico che la sinistra deve conoscere

Houellebecq, romanziere provocatore che fiuta l'aria e il marketing
Preroll

redazione Modifica articolo

2 Gennaio 2019 - 15.33


ATF

Il 4 gennaio arriva nelle librerie francesi e il 10 gennaio arriva negli scaffali italiani un romanzo che più di un critico e giornalista reputa già una delle principali pubblicazioni dell’anno 2019: Serotonina del francese Michel Houellebecq (Nave di Teseo, 350 pagine, 19 euro). Lo scrittore, nato nel 1956 a Saint-Pierre nell’isola di Riunione, saggista e sceneggiatore, suscita pareri controversi. Più di un osservatore ha scritto che il nuovo libro preconizza in qualche misura la rivolta dei gilet gialli. Di sicuro l’autore sa cogliere l’atmosfera politica del tempo. Altrettanto sicuramente, e qui riprendiamo il parere del sito affaritaliani.it, è abilissimo con il marketing: assume posizioni deliberatamente provocatorie che piacciono tanto, sopratutto a destra, e gli conferiscono quell’aura da anticonformista contro il presunto conformismo delle sinistre europee in quanto, per questo filone di pensiero, solo chi osa massacrare le idee di Europa, di apertura agli altri e di correttezza avrebbe coraggio.

Bandiera di un anticonformismo diffusissimo
Al di là del suo valore letterario, lo scrittore diventa quindi una bandiera del presunto anticonformismo da essere così diffuso in Italia e in Europa da suonare un anticonformismo un po’ troppo poco “anticonformista”, un sentimento cullato da una foltissima compagnia di anticonformisti ora in maggioranza, non certo un sentimento costretto all’isolamento o ai margini. Quando poi lo scrittore elogia Trump o Putin in un’intervista, va da sé che testate come il Giornale vadano in brodo di giuggiole. Perciò per chi si sente di sinistra o comunque vuol comprendere i tempi senza piegarsi alle ideologie alla Salvini, tentare di comprendere il fenomeno Houellebecq può essere molto istruttivo.

L’incipit del romanzo
L’incipit del romanzo, pubblicato a quattro anni da Sottomissione che disegnava un Islam sempre più potente e uscì nel giorno dell’attacco al settimanale Charlie Hebdo, è stato ampiamente diffuso e a quanto pare dà il tono all’intera trama. Il protagonista, agronomo di formazione come Houllebecq, il 46enne Florent-Claude Labrouste, inizia così: «Odiavo Parigi, quella città ammorbata da borghesi ecoresponsabili mi ripugnava, può darsi che fossi un borghese anch’io ma non ero ecoresponsabile, andavo in giro con un 4×4 diesel — forse non avevo combinato granché di buono nella vita ma almeno avrei contribuito a distruggere il pianeta — e sabotavo sistematicamente il programma di raccolta differenziata varato dall’amministratore del palazzo buttando l’umido nel recipiente per il vetro e le bottiglie vuote nel cassonetto riservato alla carta e agli imballaggi». In seguito – da quanto risulta dalle cronache sul libro – il protagonista attacca i limiti di velocità, le ragazze in short, l’ossessione alla sicurezza, i preservativi, vede una rivolta di agricoltori e allevatori che ha evocato a più di un cronista i gilet gialli. La serotonina del titolo? È stato definito l’ormone della felicità ed è alla base del farmaco Captorix che scopre, e assume, Florent-Claude. «Dopo l’islam invasore, stavolta – nell’ottica del libro – a rovinare le campagne, le tradizioni, il livello della vita quotidiana e l’identità francese sono il mondo disumanizzato dal dominio del denaro e l’ultraliberalismo. Facile ritrovare in molte pagine del romanzo idee e battaglie dei gilet gialli», ha scritto l’Ansa.

Genio del marketing
«Spesso si è detto che i libri di Michel Houellebecq sono uno specchio della nostra società e che, a volte, lo scrittore vede le cose molto prima di noi, come scrive Le Figaro. Ma, oltre al suo lato visionario, Houellebecq è anche un genio del marketing. Sia nei romanzi che nella loro promozione lo scrittore è un vero talento della pubblicità basata su polemiche e citazioni di nomi importanti, a volte con gentilezza, a volte con l’ovvio rischio di poter essere attaccato», scrive il sito affaritaliani.it. Il sito ricorda i precedenti e una strategia di marketing estremamente studiata. Ad esempio tramite interviste date con il contagocce e un saggio sul mensile newyorkese Harper’s Magazine in cui elogia Donald Trump.

Fais: “Ha il polso della situazione”
Un sito, pangeanews, mette su il classico dibattito: l’entusiasta, lo schifato. Matteo Fais è l’entusiasta: «Dall’autore francese, io mi sento rappresentato. Non è mai stato così con nessun altro (…). Mi colpì in particolare quella strana forma ibrida, e così ben equilibrata, tra il saggio e la narrazione». E sullo sguardo sul mondo: «Dite quello che vi pare, ma lui ha in ogni momento il polso della situazione, di quello che gli sta accadendo intorno. Da quando, disoccupato, scrisse in preda alla disperazione il suo primo romanzo, fino a diventare un miliardario chiuso in un grattacielo del quartiere cinese di Parigi, nulla è cambiato: Houellebecq vede sempre il mondo con spietata ed empatica lucidità». Basta a renderlo un grande scrittore?

Brullo: “Scrive male e tanto basta”
Di avviso opposto, sempre sul sito pangeanews, Davide Brullo. «La posa. Leggete la posa, please, prima ancora dei libri. Houellebecq sta in posa – fotografica – fotogenica. Fa la faccia del vituperio, un abietto virile, con la sigaretta digerita in bocca, fa il lurido, fa schifo, anche se è pieno di soldi e di applausi. Si mette in posa. Fa la parte. Lo scrittore, però, rifiuta i ruoli, vive per evadere le forme, per verificarne l’idiozia». E ancora: «Il petulante. Il talento di Houellebecq – se tale è – è ‘giornalistico’. Intuisce un problema ‘sociale’, edifica una palafitta narrativa, ci s’infossa, il trucco riesce sempre. Houellebecq ha bisogno della polemica e della politica, non può fare a meno del fango, del pubblico, non si disincastra dal giudizio. Per questo le sue opere più che degradanti e degradate sono degradabili, svaniscono una volta lette, come un buon reportage giornalistico. Insomma – affonda il coltello Brullo – Houellebecq non è diverso da Trump, di cui apprezza il biondochiomato carisma». Infine: «Lo stile. E poi, basta, basta questo. MH scrive male – è sufficiente a evitarlo. Uno scrittore che non dona decenza formale alla propria creazione è un petulante provocatore».

Native

Articoli correlati