Morto Walter Pedullà, addio al critico e saggista letterario | Culture
Top

Morto Walter Pedullà, addio al critico e saggista letterario

Lutto in casa Rai, all’età di 94 anni è scomparso l’ex-presidente del 1992-93.

Morto Walter Pedullà, addio al critico e saggista letterario
Fonte foto: IPA
Preroll

redazione Modifica articolo

27 Dicembre 2024 - 16.35


ATF

Dopo aver combattuto con una lunga malattia, si è spento nella sua casa a Roma il giornalista Walter Pedullà. Tra i primi ad esprimere il profondo cordoglio è stata la Rai, Azienda nella quale ha ricoperto per ben 17 anni (dal 1977 al 1992) il ruolo di membro del Consiglio di amministrazione del Servizio Pubblico (dal 1977 al 1992), e di cui è stato anche presidente dal 1992 al 1993.

Calabrese di origine, nato il 10 ottobre 1930 a Siderno e laureato in Lettere all’Università di Messina, ha dedicato gran parte della sua vita alla letteratura e alla politica, altra sua grande passione. Dal 1958 al 2005 – nei primi 8 anni sotto la guida del suo maestro Giacomo Debenedetti – è stato anche docente di storia della letteratura italiana moderna e contemporanea presso La Sapienza a Roma.

Nel suo ultimo libro “Il pallone di stoffa. Memorie di un nonagenario”, con il quale ha vinto nel 2020 il primo Premio Flaiano speciale di narrativa alla carriera e il premio letterario Carlo Levi per la sezione narrativa, Pedullà ripercorre l’affascinante “partita da protagonista” che ha giocato nei suoi 90 anni di vita, con una vita piena di eventi straordinari, compreso il fatto di essere morto e poi risorto, una volta, quasi due – come racconta.

Il saggista ha vissuto a pieno questo secolo grazie alle 8 bottigliette di Coca Cola al giorno ed altrettante mele, per scandire giorni e notti a seguire letteratura e politica; tant’è che nel libro afferma: “Ho passato metà della vita a leggere”. È arrivato a tanto anche grazie ad una buona dose di ironia che da sempre lo ha accompagnato, e che ha appreso leggendo uno dei suoi autori preferiti, Aldo Palazzeschi e il suo Codice di Perelà.

L’autobiografia che il saggista scrive nelle 543 pagine di questo volume è memorabile sotto molti aspetti e parla delle sue trasformazioni: da un piccolo paese rurale in provincia di Reggio Calabria, diventa prima allievo e poi assistente di Giacomo Debenedetti, per cui nutre una grande ammirazione. Merito dei suoi traguardi è sicuramente la sua determinazione e il suo spirito di sacrificio nonostante la fatica della giovinezza, considerata la sua famiglia numerosa e i chilometri che doveva percorrere pur di studiare.

Nella sua ascesa diventa amico di tutti i più noti intellettuali italiani, da Malerba a Sciascia, da Bonaviri (che come medico tra l’altro gli salva la vita) a D’arrigo, da Pagliarani, a Volponi, a Borsellino. Sono poi gli scrittori che incontra quelli che lo entusiasmano di più, da Gadda a Pasolini, che lo porta addirittura in macchina per la periferia romana.

La sua travolgente passione per la politica, inoltre, lo porta ad assumere il ruolo di critico letterario per L’Avanti per molti anni, per poi passare dall’Università La Sapienza a Viale Mazzini (sede Rai), e infine alla presidenza del Teatro di Roma. Stessa passione che fa emergere in lui sentimenti contrastanti, d’amicizia ma anche di disprezzo, per certe figure come Enrico Manca o Angelo Guglielmi, che confessa di aver aiutato più volte ma che poi nel momento del bisogno gli hanno voltato le spalle.

Tuttavia, con la sua ironia lo dice anche lui, il suo mestiere è di stroncatore, e di conseguenza descrive Berlusconi come un barzellettiere furbetto e mentitore, Veltroni che passa sopra a Vittorio Gassman per la nomina di Martone alla direzione del Teatro di Roma, Cesare Garboli legato a interessi poco letterari e su Craxi preferisce non rispondere.

Oggi Pedullà ci lascia con queste ultime parole del libro: “Soltanto chi arriverà alla fine saprà se ha vissuto una vita tragica o comica. Se la conclusione sembra ridicola, ridiamone”.

Native

Articoli correlati