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Alaska, un incontro tutto rose e fiori ma la guerra in Ucraina continua

I giornali americani mettono in risalto come l’incontro non abbia prodotto effetti concreti aldilà della riabilitazione internazionale di Putin. Ora Trump costretto a parlare con i disperati ucraini e con i maltrattati europei.

Alaska, un incontro tutto rose e fiori ma la guerra in Ucraina continua
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Maurizio Boldrini Modifica articolo

16 Agosto 2025 - 12.31


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di Maurizio Boldrini

Tanto rumor per nulla? Come titola il suo commento di stamani sul Corriere della Sera Federico Rampini? Tanto rumor per tanto, direi: Putin grazie al suo commilitone Trump riacquista una credibilità internazionale e, ora, come è solito fare il gradasso Trump lancia la patata bollente agli altri, ai disperati ucraini e ai disprezzati europei. Nessun cessate il fuoco più o meno immediato o nell’immediato futuro. Tanti gesti di amicizia, tanta teatralità ma da quel che si può leggere anche nella stampa internazionale dall’incontro escono con poca sostanza. Almeno che non si sia, per gran parte del tempo, parlato d’affari, cosa che non è affatto da escludere.

Il New York Times titola proprio sulla differenza tra l’ostentata amicizia e il nulla di fatto: “Trump e Putin ostentano amicizia ma finiscono senza un accordo sull’Ucraina” mentre nel sottotitolo si mette in risalto come Trump abbia accolto calorosamente Putin “ponendo di fatto fine all’isolamento diplomatico del Presidente” che però non ha accettato di fermare la guerra. Dunque, insiste il NYT, non c’è stato nessun accordo e non ci sarà nessuna conseguenza per Putin. Le sanzioni minacciate non sono più sul tavolo e anzi alcuni commentatori che bazzicano il Cremlino hanno fatto trapelare il fatto che i rapporti commerciali tra i due stati fioriranno.

Sullo stesso tono i titoli e i commenti del Washington Post: si mette in risalto come alle parole calorose non siano seguiti fatti e quindi nessun accordo per l’Ucraina. Il giornale è anche tra le poche testate a mettere in risalto come il vertice sia “finito in anticipo”… Si diverte la testata a raccontare la loro grande entrata in scena (tappeto rosso, applausi di Trump all’amico Putin mentre scende dalla scaletta dell’aereo – immagini poi autocensurate dal sito ufficiale della Casa Bianca -) ma poi anche a sottolineare la sobria e rapida uscita di scena. Agli aspetti comunicativi di questo incontro dedichiamo spazio nella sezione Comunicazione (media e tecnologia) con un articolo di Marcello Cecconi.

Il quadro che emerge leggendo tutte le principali testate occidentali è che Trump, almeno per ora, non sia riuscito a tirar fuori un ragno dal buco, almeno sulla questione principale sulla quale verteva l’incontro. Il Financial Times lo mette in gran risalto nel titolo aggiungendo poi che, nonostante il caloroso benvenuto, “I colloqui troncati si concludono senza un cessate il fuoco”.

A Londra vanno ancora più in profondo e anticipando le giornate che seguiranno all’incontro, The Times titola sul fatto che “Trump chiede a Zelensky di fare un accordo dopo il vertice con Putin”. Il fantasma sempre evocato- e mai chiamato al tavolo che di diritto gli spetta in questa trattativa – ora diventa decisivo per poter far dire a Trump che tutta la sceneggiata non è stata fatta invano. Starmer e i leader europei sono in gran fermento: evidentemente contano di più di quanto il maldestro Trump voglia far credere.

Sulla stessa falsariga, con una lettura che chiama in causa più direttamente il vecchio continente, sono gran parte dei titoli dei principali giornali, spagnoli e tedeschi. Le Monde sottolinea come nessuno “sa cosa sia stato negoziato in Alaska e nessun accordo è stato definito nei dettagli. Incapace di convincere la controparte russa, il presidente americano sta facendo pressione su ucraini e europei affinché risolvano il conflitto”.  Simili i titoli e i commenti di El Pais.

E in casa nostra? Un rapido sguardo solo alle due principali testate, ben sapendo che gran parte dei giornali di tendenza leggeranno l’incontro secondo gli interessi dei loro editori e i parametri dei loro sponsor politici. Anche la Repubblica mette in risalto che, non avendo ottenuto nessun accordo, di gran carriera “Trump telefona a Zelensky e ai leder europei” mentre il Corriere della Sera mette in risalto anche “i progressi” compiuti in Alaska “senza raggiungere però il cessate il fuoco.”

Seguiranno altre telefonate, altri incontri, altre sceneggiate di Trump, il Mario Merola della politica internazionale. Ma intanto la guerra continua e i russi continuano a bombardare a tutto spiano. Si continua a morire. Come si continua a massacrare Gaza. Come si continua a combattere in altre cento guerre sparse per il pianeta.

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