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La Repubblica e La Stampa non sono per Elkann gioielli di famiglia

E’ la storia che si ripete: grandi imprenditori che si combattono nell’acquisizione dei media. Perché un’importante famiglia greca mira al sistema editoriale di Gedi. Una mossa che modifica il sistema dell’informazione in Italia.

La Repubblica e La Stampa non sono per Elkann gioielli di famiglia
Fonte: dagospia.com
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18 Dicembre 2025 - 16.38


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di Giada Zona

Ci siamo: nonostante gli scioperi, le assemblee dei giornalisti e dopo mesi di dubbi, il gruppo editoriale GEDI, che comprende tra gli altri testate come Repubblica e La Stampa, è ormai prossimo a passare nelle mani della nota famiglia greca Kyriakou. Una novità rilevante per l’intero sistema mediatico nazionale. 

E’ Exor, la società della famiglia Agnelli-Elkann, l’attuale proprietaria di GEDI, che ha già manifestato il desiderio di disimpegnarsi, delusa sia dall’andamento economico dei suoi giornali, sia per la complicata gestione della più grande testata, ovvero Repubblica. E’ evidente il fatto che per Elkann, erede degli Agnelli, i giornali che sta per vendere non sono considerati.

Il gruppo, sia per le testate cartacee sia per quelle online e per quelle radiofoniche sarà gestito, ormai è quasi certo, dalla famiglia greca Kyriakou, grande impresa che spazia dal settore dei media alle navi, dalla finanza agli immobili. 

L’interesse dei Kyriakou per i media risale agli anni Ottanta, periodo in cui il governo greco spingeva per la creazione di canali televisivi privati. E’ proprio nel 1989 che nasce il gruppo Antenna, con una stazione radio e il canale tv Ant1; oggi presieduto da Theodore Kyriakou –che vanta legami politici e ha buoni rapporti, tra gli altri, con Trump– il gruppo Antenna ha dimostrato esperienza nella radio e nella televisione, a cui adesso si aggiunge anche la stampa. 

Non sorprende che il gruppo greco sia in realtà interessato alle fonti informative più redditizie e con maggiore potenziale di crescita: tra queste spiccano Repubblica, ma anche le radio di GEDI (Capital, Deejay, m20) e One Podcast

E’ il gruppo greco a considerare l’Italia come un luogo strategico in cui portare avanti il loro business nel mondo dei media e raggiungere una dimensione internazionale, come dimostra il tentativo di acquistare Repubblica, notevole testata che conferirebbe una posizione privilegiata al gruppo Antenna anche al di fuori della Grecia. Proprio in questi giorni sono agitati gli animi nelle redazioni di Repubblica e La Stampa, entrambe nel mirino del gruppo greco, che hanno espresso il loro dissenso verso il nuovo assetto imprenditoriale.

Questo caso è sotto i riflettori di diverse testate: quelle greche si sono soffermate sulla strategia di “Antenna”, che intende espandersi oltre il territorio greco, mentre quelli italiani discutono dei rischi per l’indipendenza della stampa. 

E’ la storia che si ripete: la lotta nell’appropriazione dei media è in realtà la lotta degli stessi imprenditori abbagliati dal tentativo, nella maggior parte dei casi, di poter acquisire maggiore controllo e di massimizzare i guadagni.

Sarebbe romantico e utopico non credere che i media mainstream siano dettati da criteri aziendali, dunque economici, e non a caso lo scontro avviene tra i maggiori attori del panorama imprenditoriale. Ed è qui che è fondamentale l’analisi di Antonio Gramsci, che con “egemonia culturale” si riferiva al tentativo della cultura dominante di diffondere la propria visione del mondo e i propri interessi ideologici, come se fossero l’unica prospettiva possibile, attraverso degli “apparati” che oggi sono, anche, i vecchi e i nuovi media. 

Il tentativo egemonico, dove i media rischiano di diventare strumenti puramente ideologici, si combatte anche sul piano economico. A dimostrarlo è proprio questa vicenda: GEDI vuole cedere il gruppo perché insoddisfatto dei guadagni, mentre il gruppo greco mira a una crescita internazionale, adottando una strategia di espansione economica che si traduce, inevitabilmente, sul piano mediatico e culturale. 

L’intreccio tra cultura, media e economia è sempre più stretto e concentrato nelle mani di pochi imprenditori. Dovrebbe essere un imperativo primario quello di ascoltare le voci, le necessità e le esigenze delle redazioni, cuore pulsante delle testate, ad oggi amareggiate e preoccupate del possibile futuro.

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