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Un genitore su tre condivide la visione dello smart tv con i familiari

L'indagine Netflix-Certa. Una ritualità che si rafforza nell’era dello streaming e si trasforma in un’esperienza di dialogo, confronto e scoperta ridefinendo i legami tra generazioni.

Un genitore su tre condivide la visione dello smart tv con i familiari
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21 Febbraio 2025 - 21.41


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di Lorenzo Lazzeri

Il divano di casa, un mero complemento d’arredo, negli anni si è trasformato nell’altare di una ritualità televisiva, ma oggi lo è ancor di più con la co-visione. Un fenomeno che Netflix e il Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica di Milano) hanno indagato attraverso la ricerca TVgether, rivelando che le famiglie italiane dedicano in media 8 ore settimanali alla visione condivisa di contenuti video.

In un’epoca in cui lo schermo è divenuto in qualche modo fulcro della socialità – dallo smartphone che fagocita il tempo individuale, alla smart TV che riunisce genitori e figli – il co-viewing rinnova questo rito intergenerazionale, capace di riaccendere il dialogo familiare e di trasformare la visione in uno spazio di condivisione. C’è stato un tempo in cui la frase “a nanna dopo Carosello” segnava il confine della giornata per intere generazioni; oggi invece, lo streaming non detta più i tempi della famiglia, con i suoi servizi on demand che hanno slegato i contenuti dalla tirannia degli orari imposti.

Il co-viewing si è adattato, abbandonando la rigidità del palinsesto e abbracciando la flessibilità dello streaming. Secondo lo studio di TVgether, Netflix è la piattaforma preferita dalle famiglie italiane per il co-viewing, scelta da un genitore su tre come il miglior servizio per la visione condivisa. La sua forza risiede in tre elementi chiave: ampiezza dell’offerta, varietà di generi e interfaccia intuitiva (quest’ultima battuta solo da Apple e i suoi dispositivi TV n.d.r.). In un universo mediatico frammentato, dove ogni componente familiare potrebbe chiudersi nella propria bolla digitale, Netflix diventa invece un collante, un campo neutro in cui le preferenze di tutti possono trovare un punto d’incontro.

Se una volta la televisione era una finestra sul mondo, oggi è un catalizzatore di relazioni. Il 57% delle famiglie italiane individua nella smart TV il centro, con il salotto che si riconferma il luogo privilegiato; malgrado ciò, anche la camera da letto dei genitori sta guadagnando terreno, diventando una sorta di “secondo salotto”.

Ma cosa significa co-visione nel 2025? Significa non solo guardare insieme, ma scegliere insieme. Il processo decisionale è un gioco di equilibri tra vecchie e nuove generazioni, dove il 67% delle famiglie predilige le novità e il 45% si dedica al retrowatching, recuperando film e serie del passato per trasmettere ai figli un immaginario comune. Mamma, ho perso l’aereo, Ritorno al futuro, Jurassic Park che non sono semplicemente dei film, ma pietre miliari emotive su cui si costruisce la memoria familiare.

L’indagine evidenzia che la co-visione familiare è un momento di relax, una palestra di emozioni e valori e dove l’82% degli adulti e il 90% dei ragazzi considerano il co-viewing un’occasione per ridere e intrattenersi insieme; il 79% degli adulti e l’85% dei ragazzi lo ritiene un modo per rafforzare la complicità e la condivisione di emozioni; il 75% degli adulti e l’88% dei ragazzi sostiene che stimoli il confronto e lo scambio di opinioni.

Oltre al valore affettivo, il co-viewing diventa anche un veicolo per affrontare temi complessi e il 41% delle famiglie usa la visione condivisa per parlare di bullismo, il 35% per discutere di razzismo e il 34% per riflettere sul ruolo della donna nella società. Film come C’è ancora domani vengono percepiti come strumenti di dialogo su questioni sociali, mentre documentari e serie come Stranger Things o La casa di carta aprono finestre su mondi diversi, stimolando la curiosità e il confronto tra genitori e figli. Il 67% delle famiglie dichiara di lasciarsi ispirare dai contenuti visti insieme, trasformandoli in attività reali: dai viaggi nei luoghi delle serie più amate alla sperimentazione in cucina ispirata da talent show culinari.

La televisione non viene più vista solo come intrattenimento, ma diviene un trampolino per la conversazione, dove i contenuti diventano pretesti per discutere di esperienze, sogni e problemi reali. Due genitori su tre considerano la co-visione un’opportunità per avviare dialoghi spontanei con i figli, usando i personaggi e le trame come specchi della realtà. Ci sono due modalità principali con cui la conversazione si accende. Nel media frame, il contenuto è il centro del dibattito: un film, una serie o un documentario sollevano temi importanti e spingono la famiglia a discuterne, come accade con proprio con il film C’è ancora domani e le sue tematiche sulla violenza di genere. Nel family frame, il dialogo nasce all’interno della dinamica familiare e la visione serve a stimolare confronti personali su esperienze condivise. Non è un caso che molte famiglie scelgano contenuti legati alla crescita personale, come Skam Italia per affrontare i turbamenti adolescenziali o Wonder per discutere di inclusione e bullismo.

TVgether dimostra che il co-viewing è un fenomeno in evoluzione, in grado di adattarsi alle trasformazioni della società digitale. Se un tempo il televisore era il custode di un’immagine familiare tradizionale, oggi è il punto di raccordo tra esperienze individuali e collettive, tra generazioni cresciute con paradigmi mediatici differenti. Il co-viewing è un linguaggio comune che permette a genitori e figli di sincronizzare il proprio tempo e i propri interessi, trasformando la visione in un’esperienza di crescita reciproca; Netflix, con la sua offerta diversificata e la capacità di parlare a pubblici eterogenei, sembra aver compreso perfettamente questa esigenza, diventando non solo un servizio di streaming, ma un moderno focolare domestico.

Il divano, dunque, è il luogo in cui si ride, si discute, si cresce… in un mondo in cui la connessione digitale spesso sostituisce il contatto umano, ritrovarsi davanti a uno schermo, insieme, è un atto rivoluzionario.

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