“Avvenire” ha cinquantasette anni e li porta davvero bene

Nasce nel 1968 dalla fusione di due storiche testate cattoliche. Il giornale della CEI continua a offrire un’informazione autonoma e riflessiva, capace di evolversi con i tempi senza perdere le proprie radici.

“Avvenire” ha cinquantasette anni e li porta davvero bene
In foto la prima pagina de "L'avvenire"
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4 Dicembre 2025 - 15.48


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di Lilia La Greca

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Più di mezzo secolo di storia non lo ha trasformato in un monumento, ma in un utile compagno di viaggio. Avvenire continua a camminare nel presente con passo sicuro, senza perdere il ritmo delle sue radici. È nato in un’Italia attraversata da inquietudini e cambiamenti, e forse è proprio lì che ha imparato una delle sue lezioni più importanti: per restare vivo, un giornale deve saper ascoltare, aprirsi, mettersi in discussione. Così, dal 4 dicembre 1968, accompagna generazioni di lettori con uno sguardo che prova a rimanere umano, paziente, attento.

La sua storia prende forma da una fusione che segnò un momento particolare per l’informazione cattolica. L’ Avvenire d’Italia di Bologna e L’Italia di Milano decisero di unire ciò che avevano costruito, creando una testata nazionale capace di parlare a un Paese intero. Fu una scelta sostenuta con determinazione da Papa Paolo VI, che immaginava un giornale per i cristiani italiani, ma senza confini stretti: un luogo in cui confrontarsi con una società in rapido movimento. L’intento era quello di offrire “una cultura comune”, cioè un modo condiviso di leggere il presente alla luce del Concilio Vaticano II e del suo invito all’apertura e al dialogo.

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Fin dall’inizio, Avvenire ha scelto di definirsi “quotidiano di ispirazione cattolica”, ma tenendo ferma un’autonomia che ne ha segnato il passo. Non voleva essere la voce di una gerarchia, ma un giornale che rispettasse la dottrina senza rinunciare alla libertà di analisi. Su questa linea sono nate scelte editoriali che hanno ampliato lo sguardo: non solo cronaca religiosa, ma politica, economia, cultura, società. E ad essere uno dei rari quotidiani italiani a raccontare il mondo intero e non solo le vicende interne.  Questa apertura gli ha permesso di parlare a lettori molto diversi tra loro, uniti più dall’interesse per una certa qualità del racconto che da un’appartenenza religiosa.

Nel tempo, la testata ha attraversato direzioni e stagioni differenti. Leonardo Valente e Angelo Narducci hanno contribuito a costruire un’identità pluralista, capace di rispecchiare un cattolicesimo variegato e spesso in movimento. Con Dino Boffo e i direttori che sono venuti dopo, Avvenire ha affrontato temi complessi e talvolta divisivi: famiglia, etica, diritti, cambiamenti sociali. E lo ha fatto cercando un equilibrio tra il proprio orientamento valoriale e la necessità di leggere la realtà nel modo più lucido possibile.

L’arrivo dell’edizione online, ha imposto nuove sfide. In un mondo dell’informazione sempre più veloce e affollato, Avvenire ha scelto di non lasciarsi trascinare dalla corsa, portando anche sul web il suo stile. Ha sperimentato linguaggi nuovi, allargato i propri contenuti, provando a restare riconoscibile senza restare indietro. A cinquantasette anni  dalla sua nascita, Avvenire è un quotidiano a diffusione nazionale, letto anche oltre l’ambito cattolico. Il pubblico che lo segue cerca spesso un’informazione più analitica e meno legata alla velocità del ciclo mediatico.

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Forse questa continuità nel modo di guardare al mondo che permette all’ Avvenire di restare presente dopo tanti anni. Pur cambiando strumenti e linguaggi, il giornale ha mantenuto una propria misura e un proprio stile, offrendo ai lettori un punto di riferimento riconoscibile.

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