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Covid virus di laboratorio? il rebus irrisolto e la vera lezione della pandemia

Il virologo Giorgio Palù spiega le due ricostruzioni possibili, spillover o fuga. Non è ancora troppo tardi per far emergere la verità se la Cina collabora.

Covid virus di laboratorio? il rebus irrisolto e la vera lezione della pandemia
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29 Gennaio 2025 - 17.52


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Sono passati ormai 5 anni da quando un virus sconosciuto cominciò a diffondersi nella metropoli cinese di Wuhan, per poi espandersi rapidamente innescando una pandemia globale. Ancora oggi le origini del virus Sars-CoV-2 restano sconosciute, sebbene sia recentemente tornato sotto i riflettori dopo che la Cia ha ritenuto plausibile la teoria della fuga dal laboratorio.

Giorgio Palù, professore emerito di microbiologia e virologia, ha dichiarato all’ Adnkronos la possibilità di due ricostruzioni attendibili. Essendo gli elementi vitali più diffusi nella biosfera, “cercare l’origine di un virus non è una sciocchezza” precisa il virologo, infatti “Capire come si è originato uno è fondamentale anche per predire quello che sarà l’eventuale sviluppo di prossime forme epidemiche o pandemiche nel mondo”.

L’ipotesi principale per Sars-CoV-2 resta quella che si tratti di uno spillover da un animale ancora non identificato e, come ricorda Palù, il virus identico al 97,5% al RaTG13 (virus del pipistrello Ferro di cavallo), che possedeva caratteristiche altamente infettive per l’uomo. Questa caratteristica risultò particolarmente sconcertante per i virologi, dato che i virus zoonotici passanti dall’animale all’uomo hanno bisogno di un certo periodo di adattamento, e inoltre quel virus non era più in grado di infettare il pipistrello che doveva essere il suo ospite naturale.

Da questo si formò la seconda ipotesi sostenente la possibilità di un mutamento genetico del patogeno, non identificabile come una semplice mutazione, che ha reso il virus in grado di infettare le cellule umane. È ormai troppo tardi per conoscere la verità? non lo sarebbe, “se la comunità scientifica cinese, il governo e le autorità cinesi ci dicessero tutto quello che è accaduto a Wuhan” e, continua il virologo, loro possono essere a conoscenza di un eventuale incidente di laboratorio, non verificatosi intenzionalmente date le enormi perdite che anche loro hanno subito.

Essendo già successo in passato, può ancora succedere ed è per questo che sarebbe opportuno un regolamento a livello globale anche per sensibilizzare l’opinione pubblica. A oggi vediamo che tutto questo non è ancora avvenuto, nonostante i richiami al governo cinese e all’organizzazione mondiale della sanità da parte di numerosi scienziati, al fine di fare chiarezza sull’argomento dopo 5 anni dalla sua nascita.

“Finché i cinesi non ci diranno la verità, e non l’hanno detta a ben tre commissioni dell’Oms, la certezza non l’avremo mai- prosegue Palù- “e non l’avremo mai finché non si troverà un virus con queste caratteristiche sull’animale”. Durante due lavori operati da ricercatori cinesi e internazionali, furono trovate tracce del virus nel mercato di Wuhan, senza però trovare l’animale; questo ha però fornito la certezza delle origini del virus nella città e dell’esistenza di un laboratorio finanziato anche da fondi statunitensi come EcoHealth Alliance.

Al di là di ciò che sostiene la Cia, è importante per Giorgio Palù la lezione che dovrebbe essere stata tratta da questa esperienza: “In primo luogo i dati sulle indagini di gain-of-function”, riguardanti delicate modifiche sui virus, ” vanno diffusi perché servono a tutta l’umanità. ci deve essere uno scambio di dati. E quando si fanno questo tipo di studi, devono essere approvati da enti regolatori e controllati a livello internazionale”.

Lo specialista precisa inoltre che la ricerca in questo ambito è giustificata dalle possibilità di conoscenza futura che essa fornisce, ma che deve essere seguita da un’analisi precisa di cosa si fa e cosa si rischia. Quanto alle origini del Sars-CoV-2, il virologo sostiene di non aver considerato, nonostante le anomalie e le diversità dalle situazioni con coronavirus precedenti, che la fuga dal laboratorio fosse l’unica via percorribile, e dunque sottolinea l’importanza di continuare le indagini, sebbene con la presenza di regole e valutazioni rigorose per eventuali studi di gain-of-function.

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