Referendum, la parola ai fuori sede che voteranno

Le opinioni delle studentesse e degli studenti sul referendum dell' 8 e 9 Giugno. Voci contro il silenzio dei Media.

Referendum, la parola ai fuori sede che voteranno
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22 Maggio 2025 - 12.16


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di Arianna Scarselli

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Mancano meno di tre settimane alla chiamata alle urne per votare i cinque quesiti referendari, quattro sul mondo del lavoro (Licenziamenti illegittimi e contratto a tutele crescenti, Indennità per licenziamenti nelle piccole imprese, Contratti a termine, Responsabilità solidale negli appalti) e uno sulla cittadinanza.

In questa occasione è stata offerta la possibilità di votare in un comune differente da quello di residenza applicando lo stesso modello delle elezioni Europee del 2024 dove gli studenti avevano potuto votare nelle città in cui risiedevano per l’università, ora però la possibilità di voto fuori sede è stata estesa a tutte le elettrici e elettori domiciliati da almeno tre mesi, data del referendum compresa, in un Comune diverso da quello di residenza per motivi di studio, lavoro o cure mediche.

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Ma mentre si offre la possibilità di votare in comuni diversi da quello di residenza, non si parla di referendum. In televisione, in radio, il silenzio è forte; un sondaggio Demos per Repubblica ha evidenziato come il 9% dei partecipanti, quasi una persona ogni 10, non sa che a giugno si vota. In questi giorni abbiamo sondato anche noi le opinioni degli studenti e delle studentesse che hanno fatto richiesta per votare da fuori sede.

Marianna, studentessa dell’Università degli Studi di Siena

Hai saputo subito che avresti potuto votare da fuori sede?

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Si sapevo sin da subito che avrei potuto votare da fuorisede, ma perché è stata una cosa di mio interesse. Quindi mi sono informata personalmente.

È stato difficile fare richiesta?

Si, lo è stato. Ci sono molti documenti che devi mandare, tra l’attestazione che sei universitario-tessera elettorale-carta d’identità e la dimostrazione del domicilio. Più che altro poi nessuno sapeva bene come fare, non c’erano informazioni da nessuna parte e il sito del comune di Siena ha smesso di funzionare qualche sera prima dello scadere del tempo per fare richiesta.

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Pensi che sarebbe potuto essere pubblicizzata maggiormente?

Penso che sarebbe potuto essere pubblicizzato molto meglio, anche dalla stessa università che ha mandato semplicemente 1 email. Persone che conosco non sono riuscite a mandare nulla proprio per questo motivo, perché non lo sapevano.

Cosa ne pensi dell’opportunità di voto da fuori sede? E’ un ottima opportunità per far votare veramente tutti, confido principalmente in questo. Sono referendum importanti, sono “cinque sì” che a noi non costano nulla ma possono aiutare persone che ad esempio si trovano in una condizione di lavoro precaria o sono cresciute qui ma ancora non hanno la cittadinanza. Detto ciò non credo che questi referendum bastino o che siano la soluzione a tutto, la strada è ancora lunga ma questo è già un primo passo.

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Francesco, studente dell’Università degli Studi di Firenze.

Quando ha saputo che avresti potuto votare da fuori sede? È stato difficile fare richiesta?

Non l’ho saputo subito ma comunque abbastanza in anticipo da avere il tempo di fare la richiesta. Per quella non ho avuto troppe difficoltà, è stato abbastanza semplice.

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Pensi che sarebbe potuto essere pubblicizzata maggiormente?

Ne ho visto parlare molto sui social, specialmente Instagram, ma non al di fuori di questi. Penso che in questo caso dipenda molto da chi segui e dal feed che hai, se già segui pagine di politica o di attivisti sicuramente qualche video o post ti è arrivato.

Cosa ne pensi di questi referendum e dell’opportunità di voto da fuori sede?

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Secondo me è essenziale dare l’opportunità ai fuori sede di votare perché non perdi tempo e soldi negli spostamenti. È buono che si stia implementando poco alla volta, speriamo diventi la norma. Poi sarebbe anche molto utile evitare l’orpello burocratico ma siamo in Italia e abbiamo una passione smisurata per complicare la burocrazia. Quanto ai quesiti sono molto importanti ed effettivamente si propongono di migliorare la situazione attuale ma non bastano a risolvere i problemi posti che sono ben più radicati e non risolvibili solamente tramite dei referendum.

Gaia, studentessa dell’Università degli Studi di Bologna.

Hai saputo subito che avresti potuto votare da fuori sede?

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Si, dall’università mi hanno anche mandato una email un mese prima dello scadere circa dove mi ricordavano che avevo tempo fino al 4 maggio per fare richiesta.

È stato difficile fare richiesta?

No, sono andata sul sito del Comune di Bologna e c’era tutto scritto, anche come caricare il foglio elettorale.

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Pensi che sarebbe potuto essere pubblicizzata maggiormente?

Non è stata molto pubblicizzata; a parte la email, non avessi visto il video su Tik Tok che si poteva fare, non lo avrei saputo. Infatti molti miei compagni di università non sono riusciti.

Cosa ne pensi di questi referendum e dell’opportunità di voto da fuori sede?

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Il voto fuori sede è ovviamente utilissimo, io per esempio che ho gli esami da inizio giugno non sarei riuscita a tornare a casa per votare, così posso farlo. Bisognerebbe che ci fosse più interesse per queste cose, so che molte persone non sapevano nemmeno che c’era il referendum. In ogni caso, è importante saperlo e votare.

Quello che è emerso conferma che oggi, in Italia, si è investito poco a livello politico nell’informare i cittadini, quando il Presidente del Senato La Russa diceva “farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa” non scherzava, anche se sembrerebbe che di propaganda, tranne che per l’impegno di comitati, sindacati e singole associazioni, non ne sia stata proprio fatta.

Che moltissimi cittadini italiani non sappiano che fra meno di tre settimane si vota è un fatto gravissimo che denota una ben precisa volontà istituzionale di non lasciare che sia il popolo a decidere. È un atteggiamento antidemocratico che ben si sposa con la realtà geopolitica che viviamo, realtà dove si insediano governi sempre più autoritari e dove la libertà di parola e di contestazione è sempre più compromessa. Il referendum è un’occasione per esprimerci, per far sentire la nostra voce e non lasciare che sia un politico o un qualsiasi altro mediatore a decidere e parlare per noi. Coglierla è fondamentale.

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