Crimea, una storia di confini mutevoli e identità contese

Alla vigilia degli incontri a Washington che mirano a ridisegnare i confini dell'Ucraina, la penisola affacciata sul Mar nero torna al centro del dibattito internazionale.

Crimea, una storia di confini mutevoli e identità contese
Zelensky e Trump (foto da Afp)
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Marcello Cecconi Modifica articolo

18 Agosto 2025 - 14.37


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Perché Putin non vuole cedere la Crimea? E’ la storia di questa terra sul Mar Nero, segnata da una costante sovrapposizione di popoli e dominazioni, a dimostrare perché è così importante . Ne riprendiamo qui i principali passaggi.

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Nell’antichità vi si insediarono i Greci e gli Sciti (un’antica popolazione nomade originaria delle steppe dell’Asia centrale), seguiti da Romani e Bizantini. Nel Medioevo, grazie alle colonie genovesi e veneziane nel Mediterraneo Orientale e nel Mar Nero, divenne crocevia di commerci arrivando poi a rappresentare il centro nevralgico del Khanato di Crimea, uno Stato tataro-mongolo legato all’Impero Ottomano.

Nel 1783, Caterina II la Grande ne decretò l’annessione all’Impero russo, trasformandola in avamposto strategico sul Mar Nero. Da allora la penisola fu teatro di conflitti che segnarono la storia europea: la Guerra di Crimea (1853-1856), che vide contrapposti Russia e una coalizione di potenze occidentali, mise in luce l’importanza geostrategica del porto di Sebastopoli. Durante il XX secolo la Crimea conobbe la rivoluzione bolscevica, le repressioni staliniane e, soprattutto, la deportazione di massa dei Tatari di Crimea nel 1944, accusati di collaborazionismo con i nazisti. Solo decenni dopo, con la fine dell’Urss, sarebbe stato consentito loro di ritornare gradualmente nella penisola.

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Nel febbraio del 1954, in occasione del tricentenario del Trattato di Perejaslav, con cui l’Ucraina cosacca si era legata allo zar di Mosca, Nikita Chruščëv dispose il trasferimento della Crimea dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Formalmente si trattò di un gesto simbolico, interno a un’Unione Sovietica che appariva salda e indivisibile. Dal punto di vista pratico, la vicinanza geografica alla regione ucraina di Kherson e la dipendenza della penisola dalle forniture idriche ed energetiche provenienti dal Dnepr rendevano l’operazione razionale. Difficile all’epoca immaginare le implicazioni che questa scelta avrebbe avuto decenni più tardi.

Con il crollo dell’Urss, l’Ucraina proclamò la propria indipendenza e, con essa, la Crimea entrò a far parte del nuovo Stato. La popolazione locale, composta in maggioranza da russofoni, visse però con ambivalenza questo passaggio. Già nei primi anni Novanta si manifestarono richieste di autonomia speciale, che portarono alla creazione della Repubblica Autonoma di Crimea, dotata di un proprio parlamento e di competenze particolari, pur restando sotto la sovranità di Kiev.

Il 2014 segna la svolta decisiva. Dopo le proteste di Euromaidan e la caduta del presidente filo-russo Viktor Janukovyč, la Russia reagì occupando militarmente la penisola. Nel marzo dello stesso anno si tenne un referendum non riconosciuto da Kiev né dalla comunità internazionale, ma che per Mosca sancì la “riunificazione” della Crimea con la Federazione Russa. L’episodio venne interpretato dal Cremlino come un atto di autodeterminazione, ma in effetti fu una violazione del diritto internazionale. Da allora, la penisola è diventata il simbolo del nuovo conflitto geopolitico tra Russia e Occidente, con sanzioni, tensioni militari e una crescente militarizzazione del Mar Nero.

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Oggi, mentre i negoziati per una “pace duratura” fra Russia e Ucraina stanno per aprirsi a Wasghinton la Crimea rimane una ferita aperta. Per Mosca è ormai parte integrante del territorio russo, con infrastrutture integrate e una forte presenza militare, mentre per Kiev e la gran parte della comunità internazionale resta un territorio illegalmente annesso. Intanto, però, Trump ha postato su Truth. “Il presidente ucraino Zelenskyy può porre fine alla guerra con la Russia quasi immediatamente, se vuole, o può continuare a combattere. Ricordi come è iniziato. Non si può riavere la Crimea data da Obama (12 anni fa, senza sparare un colpo!), e l’Ucraina non può entrare nella Nato. Alcune cose non cambiano mai!!

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