Se qualcuno avesse dubbi sullo stato della diplomazia globale, basta riguardare l’anteprima del vertice di Washington. Sembrava di essere davanti al palco dell’Ariston, ma con più guardie del corpo e meno canzoni stonate. Zelensky, per una volta “vestito meglio”, ha evitato la faccia scura del Trump della Stanza Ovale di qualche tempo fa e si è presentato come ospite speciale della serata. Un look più sobrio, più curato, e soprattutto abile a evitare il delicato problema dei territori da quel palcoscenico.
Primi ministri, cancellieri e presidenti hanno recitato la parte del coro europeo all’unisono: “Pace! Incontro a tre! Dialogo!”. Un’armonia che raramente si sente nei palazzi di Bruxelles. Ma ecco che, come un direttore d’orchestra poco incline al sorriso, Macron ha rilanciato con l’“incontro a quattro”, aggiungendo un rappresentante dell’Europa. Parigi non resta mai senza un assolo.
Il conduttore ufficiale dello show? Donald Trump, naturalmente. Con il piglio da padrone di casa, ha distribuito battute, sorrisi e complimenti, come un Pippo Baudo che tiene la scena tra capi di Stato e telecamere. La scaletta è sua, i riflettori pure. I co-conduttori (peccato che la Merkel non c’era, ma immaginate la sua faccia) hanno fatto il loro dovere: annuire e parlare nei tempi giusti.
Peccato che fuori dalla sala conferenze non ci siano né luci né musica. La guerra continua, i morti aumentano, e il palcoscenico della diplomazia resta sola una grande scenografia.