Ma davvero essere senese significa indifferenza alla presenza di Madonna al Palio e repulsione verso le macellerie egiziane?

Da fuorisede cosa significhi essere senese non l’ho ancora capito. Partendo da due fatti di cronaca ho chiesto alla professoressa Piccinni, senese ed emerita di storia medievale, di spiegarmelo.

Ma davvero essere senese significa indifferenza alla presenza di Madonna al Palio e repulsione verso le macellerie egiziane?
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Agostino Forgione Modifica articolo

21 Agosto 2025 - 12.56


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Sono a Siena da grosso modo sei anni e cosa sia la senesità non l’ho ancora capito. Due recenti notizie di cronaca, sicuramente di diversa rilevanza ma per alcuni aspetti simili, me l’hanno fatto domandare nuovamente. In primo luogo un articolo della Gazzetta di Siena che annunciava la nuova gestione, egiziana, di una storica macelleria del centro, tra l’altro uno dei più commentati in quei giorni sui profili social della testata. “Nella Bottega dove i senesi acquistavano, tra una chiacchiera di Palio e di città, pasta al forno e ribollita, adesso gli scaffali sono riforniti di marchio Dari, proveniente da Dubai e specializzato in couscous e pasta. Oltre a prodotti che riportano scritte in arabo” recita l’articolo. Secondariamente le affermazioni della sindaca di Siena Fabio, che commentando la presenza della star Madonna al Palio del 16 agosto ha affermato “Per me Madonna è quella dell’Assunta. Madonna è una grande star, sono felice che sia stata a Siena. Tuttavia mi interessa più la gente comune”. Abbiamo chiesto un commento su ciò alla professoressa Gabriella Piccinni, senese ed emerita di storia medievale presso l’Università di Siena, discutendo poi sulle differenti forme in cui può essere declinato il concetto di senesità.

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Per lei bisogna ovviamente “Distinguere tra le affermazioni sulla presenza di Madonna e quelle razziste e da quattro soldi circa l’apertura di un’attività commerciale gestita da giovani imprenditori non italiani. In quest’ultimo caso – afferma – i social dilatano ad arte un atteggiamento xenofobo al quale viene dato volutamente fiato un po’ in tutta Italia. Per contestualizzarlo basta ricordare che la città ha subito ben altre presenze straniere, come accaduto una decina d’anni fa quando un ricco imprenditore kazaco comprò buona parte dei locali che affacciano su Piazza del Campo. In quell’occasione nessuno batté ciglio, perché la città lo percepì come un investimento. Il recente caso è solo una strumentalizzazione, probabilmente gonfiata perché siamo in estate e le testate hanno poco altro con cui riempire le loro pagine”.

Per quanto riguarda invece la questione di Madonna, Piccinni afferma che “Il commento un po’ stizzito e provinciale fatto dalla sindaca di Siena è stato ridicolizzato e stigmatizzato da buona parte della città, in quanto ha quasi considerato la presenza di una star internazionale del suo calibro come qualcosa di estraneo da rifiutare, trattandola un po’ come se fosse colpevole di lesa maestà verso il Palio”. Poi continua: “Il fatto che Madonna abbia condiviso un video di ammirazione su Siena e sul Palio, che ha fatto il giro del mondo, è stato semplicemente un omaggio alla festa e alla città. Come tale avrebbe dovuto essere considerato dalla prima cittadina. Non si tratta né di sfruttamento dell’immagine della città tantomeno di promozione turistica, come alcuni sostengono. È stata semplicemente una forma di apprezzamento. Credo che la sindaca avrebbe dovuto prendere ciò con tale spirito invece di vestire i panni di una sorta di difensora della purezza della festa”. Infine puntualizza: “Aggiungo in modo un po’ provocatorio che Madonna non ha bisogno del Palio e Siena e il Palio non hanno bisogno di Madonna, nel loro ambito entrambi sono dei giganti. Sulle note di Madonna hanno ballato quattro generazioni di tutto il mondo mentre sulla grandezza di Siena e sull’unicità del Palio non c’è nemmeno da aggiungere qualche parola”.

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Fatti e notizie di questo tipo portano a interrogarsi non tanto su cosa sia la senesità, ma su come questa possa essere declinata. Tema di questi tempi cruciale su cui “Bisognerebbe nuovamente tornare a interrogarsi, proprio come si faceva qualche decennio fa quando era una questione all’ordine del giorno. – afferma la professoressa Piccinni – Credo che la storia di Siena ci dovrebbe insegnare a riscoprire il significato positivo di un senso di appartenenza che ha radici profonde. Naturalmente come tutti i sensi di appartenenza può essere interpretato in maniera ambigua, può portare alla chiusura e agli angusti orizzonti, come è capitato a Siena in alcune fasi della sua storia, ma anche all’apertura di questi.

Considerazioni, tra l’altro, esposte nel suo pamphlet “Siena città murata città globale”, in cui invita a recuperare il messaggio di ricchezza proveniente dagli avi. Un messaggio sintetizzato nella magnificenza delle opere di cui la città è piena, di capolavori riconducibili a due o tre generazioni di artisti che hanno visto lontano e che hanno girato il mondo importando anzitutto idee. Nelle radici dei senesi c’è dunque sia una città murata che una città globale, costituita ad esempio sull’istituzione di una grande banca e di un modello ospedaliero oggi considerato alle origini del welfare.

Chiedo quali siano i punti di forza derivanti da questa duplice natura. “Per esempio, la forza di essere una città che da sempre si è posta degli obiettivi alti. Il modello da seguire è quello degli avi, l’obiettivo quello di essere all’altezza del passato glorioso di Siena e non di difenderlo. Non la senesità come difesa, come steccato, ma come reinterpretazione e rilancio di un passato glorioso”.

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