La realtà in Palestina: morti dirette e indirette | Culture
Top

La realtà in Palestina: morti dirette e indirette

Mentre a Gaza si contano centinaia di migliaia di morti, la Sumud Flotillia sta richiamando l'attenzione ed aprendo una nuova strada ma non basta.

La realtà in Palestina: morti dirette e indirette
Preroll

redazione Modifica articolo

13 Settembre 2025 - 17.54


ATF

di Arianna Scarselli

Mentre le 18 barche ancorate negli scorsi giorni nel porto di Augusta in Sicilia salpano, cresce di ora in ora il numero di vittime in Palestina. Gaza è un cumulo di macerie e l’aggressività che già sembrava oltre l’umana concezione, continua ad aumentare. L’obiettivo non è la sola distruzione di un popolo ma l’annullamento totale dell’identità, della tradizione, della terra che porta tracce della vita palestinese; dai luoghi di culto, agli ospedali, alle scuole, alle case. Intanto Netanyahu firma decreti per espandere gli insediamenti illegali dei coloni israeliani nella West Bank come a dimostrare che l’idea di uno Stato palestinese non ha futuro. 

L’Europa che continua a tergiversare sembra non comprenda che rimandando una decisione vera, pratica, fra qualche mese chissà se ci saranno ancora dei palestinesi. Riconoscere lo Stato della Palestina senza difendere i palestinesi è semplicemente ipocrisia, un fiacco tentativo di ripulirsi la coscienza.
Gli ultimi due anni sono stati l’ennesima conferma del doppio standard occidentale; mentre verso la Russia sono state subito applicate sanzioni in ogni ambito, dall’economia allo sport alla cultura, verso Israele c’è tuttora reticenza nel condannare in modo assoluto senza condizioni le azioni: quasi sempre la critica verso lo stato sionista è seguita dalla condanna delle azioni di Hamas, come se fosse necessario per riequilibrare la narrazione, come se fosse stato Hamas a dare inizio a tutto. Il 7 ottobre 2023 è un giorno di dolore ma resta il risultato delle politiche di controllo, segregazione e sfruttamento attuate dal governo israeliano nei confronti dei palestinesi per oltre settant’anni.

Quando si parla del genocidio in corso un altro enorme errore riguarda il vero numero di morti: oltre all’altissimo numero di morti dirette causate dai bombardamenti e altri tipi di violenze condotte dall’esercito, bisogna considerare gli sfollati che si ritrovano senza casa, acqua e cibo. Ora che nuovamente si va verso le stagioni più fredde, sarà sempre più difficile sopravvivere.

Intanto è stata pubblicata una ricerca condotta da Gideon Polya (scienziato e docente universitario australiano, autore di oltre 130 lavori pubblicati e di analisi su conflitti e morti indirette) e Richard Hil (ricercatore e docente anche lui australiano, co-fondatore del “Ngara Institute”, specializzato in giustizia sociale e studi critici sui media) che afferma che le morti dirette sarebbero 136.000 (bombardamenti e violenze) mentre sarebbero 544.000 morti indiretti (fame, sete, mancanza di cure). La loro ricerca si pone sulla stessa linea di quella pubblicata dalla Brown University sulle morti indirette di ottobre 2024 (epoca preistorica se consideriamo tutto ciò che è successo nel frattempo), di quella pubblicata dal Lancet a gennaio 2025 o dell’appello dell’UNICEF lanciato nelle ultime ore che a Gaza City ci sono 450.000 bambini che rischiano di morire di fame nei prossimi mesi. 

Nonostante già sembrino tantissimi i morti nei bombardamenti di cui leggiamo online, la realtà è ancora più orrenda.

Native

Articoli correlati