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Europa, le ombre lunghe della storia

Una riflessione tra ciò che accadeva nel 1939 in Polonia e ciò che accade oggi nel nostro continente. Mattarella invita a leggere i segnali del presente pensando al passato. Il ministro della difesa Guido Crosetto spara ai quattro venti la debolezza del nostro sistema difensivo

Europa, le ombre lunghe della storia
L'invasione della Polonia da parte dell'Armata Rossa il 17 settembre 1939
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Marcello Cecconi Modifica articolo

16 Settembre 2025 - 13.44


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Il 17 settembre 1939 l’Unione Sovietica invadeva la Polonia, già aggredita a ovest dalla Germania nazista. In pochi giorni il Paese fu smembrato e consegnato a due potenze che avevano firmato il patto Molotov-Ribbentrop: per la Polonia fu l’inizio di una tragedia nazionale, per l’Europa l’accelerazione verso la catastrofe.

Oggi, a ottantasei anni di distanza, riflettiamo sul fatto che la storia sembra bussare di nuovo alle porte orientali dell’Europa. La Polonia si ritrova al centro delle tensioni con la Federazione Russa di Vladimir Putin: negli ultimi giorni droni militari hanno violato lo spazio aereo polacco, alimentando e allargando sempre più quel senso di precarietà che il prolungarsi del conflitto russo-ucraino ha innescato.

Benzina sul fuoco, sul crescente timore dell’ampliamento dello scontro, sono le dichiarazioni del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo cui “la Nato è di fatto coinvolta” nel conflitto russo-ucraino; parole che suonano come un’eco minacciosa, capace di spostare il baricentro della guerra più vicino ad ognuno di noi.

Il Presidente Sergio Mattarella, con la sua consueta lucidità, ha colto il punto: il clima che si respira oggi richiama quello che precedette la Prima guerra mondiale, quando un attentato a Sarajevo, sempre nell’Europa dell’Est, innescò un conflitto che nessuno sembrava davvero volere ma che tutti finirono per combattere. Le alleanze, le paure, i calcoli strategici, la propaganda politica, rischiano ancora una volta di intrecciarsi in una spirale incontrollabile.

In Italia le reazioni dei cittadini oscillano tra consapevolezza e smarrimento mentre i partiti ne fanno spesso spudorato argomento di tornaconto personale in campagne elettorali che non finiscono mai. Pertanto, l’utilità di ricercare un compromesso fra compagine governativa e opposizione per presentarsi uniti, almeno su alcuni punti cruciali, di fronte a un pericolo incombente non sembra percorribile.

Così mentre Mattarella invita a leggere i segnali del presente con lo sguardo lungo della storia, il ministro della Difesa, Crosetto, spara ai quattro venti un monito attraverso l’ammissione di debolezza del suo ministero: “Non siamo pronti né ad un attacco russo né ad un attacco di un’altra nazione. Penso che abbiamo il compito di mettere questo Paese nella condizione di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci”.

Al di là dell’imbarazzante ammissione sono comunque parole che ci fanno riflettere su una verità scomoda: l’Italia e il nostro continente, pur forti della Nato, appaiono più vulnerabili di quanto si immagini. La seconda edizione del trumpismo ha evidenziato con brutalità la debolezza dell’Europa e fatto risaltare le divisioni interne fra Paesi. Ora l’Ue è nuda. Non sono più ammessi tentennamenti nel portare a reale compimento i sogni di Schuman, Monnet e Spinelli se non vogliamo rimanere quell’elefante che barrisce fioco e assopito, facile preda dei cacciatori del ventunesimo secolo.

Non a caso, la memoria del 1939 diventa oggi più che mai un monito: la Polonia fu allora la prima vittima di un’aggressione che non trovò argini immediati, e che aprì la strada all’incendio planetario della Seconda guerra mondiale. La storia non si ripete mai nello stesso modo, ma può tornare a far sentire le sue ombre. Primo Levi ammoniva che “è accaduto, quindi può accadere di nuovo”.

L’anniversario del 17 settembre non è dunque solo un’occasione per ripercorrere le ferite della Polonia, ma per riflettere sul presente di tutti noi europei. La guerra in Ucraina non è un conflitto distante, bensì una crisi che ridisegna i confini della sicurezza europea e rimette in gioco alcune certezze su cui si fondava la pace di questi ultimi ottanta anni.

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