Macché musei magniloquenti, sfarzosi, per ricchi. Orhan Pamuk, romanziere di Istanbul, nella sua città ha creato il “Museo dell’innocenza” in cui raccoglie oggetti di ogni tipo, recuperati ovunque gli capiti, dagli amici, dai familiari, nei mercatini, testimonianze di vita, spezzoni, e li espone in 83 teche che rimandano a vicende intime, di sentimenti, di pensieri intrecciati alla Storia, alla Storia europea come della Turchia. Al Museo Bagatti Valsecchi di Milano lo scrittore turco ha inaugurato una versione del suo “Museo dell’Innocenza” con 29 vetrine tra oggetti trovati , opere d’arte e ricordi riuniti sotto il titolo “Amore, musei, ispirazione”. E poiché il 66enne premio Nobel per la letteratura ha più volte confessato che da ragazzo sognava di fare il pittore, a sua volta equipara questa ricerca continua e allestimento di pezzi alla scrittura di un romanzo d’altro tipo. L’esposizione dura fino al 24 giugno
Affianca la mostra il libro “Un sogno fatto a Milano” (Johan & Levi editore” che hanno curato la storica dell’arte e giornalista Laura Lombardi e Massimiliano Rossi dove Pamuk tra l’altro scrive in un Manifesto sui musei: “Amo i musei e non sono l’unico a pensare che ogni giorno che passa mi fanno più felice. Io prendo i musei sul serio e questo a volte mi porta ad arrabbiarmi, ma io non sono una persona che può parlare con rabbia”. E più che i grandi magniloquenti musei voluti dai governi, vorrebbe musei con le storie di vita quotidiana, delle persone normali,
“Concepita in stretta collaborazione con la Innocence Foundation e Orhan Pamuk, la mostra Amore, musei, ispirazione. Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano è curata da Lucia Pini e Laura Lombardi”, informa una nota del Bagatti Valsecchi. Gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera hanno progettato “i materiali di comunicazione” e si occupano di visite guidate speciali.